Un aspetto trascurato delle conseguenze della pandemia riguarda una realtà significativa della struttura sociale.
La salute mentale è ancora oggi un campo trascurato d’indagine che l’impegno delle cooperative sociali e del volontariato contribuiscono in queste drammatiche circostanze a rendere meno pesante nel dolore e nell’isolamento.
Lo dimostra l’esperienza della cooperativa Aelle Il Punto
Di Antonietta Lo Scalzo, presidente Coop. Aelle il Punto
È unanimemente riconosciuto che l’emergenza sanitaria da Covid-19, e le conseguenti misure di prevenzione, hanno inciso sulla Salute Mentale delle persone in generale e dei pazienti e operatori sanitari in particolare.
Come Presidente della Cooperativa Sociale Aelle il Punto, impegnata nel campo della Salute Mentale, desidero condividere e dare testimonianza di alcuni delicati momenti dell’emergenza sanitaria, all’interno del mantenimento della funzionalità dei servizi territoriali, rivolti alle persone con sofferenza psichica.
Già alla fine del mese di Febbraio, Dirigenti del Servizio Pubblico, psichiatri, psicologi, educatori e operatori tutti si interrogavano rispetto alle misure preventive da attivare nei servizi di Salute Mentale, in attesa di indicazioni, da parte delle Istituzioni, Ministero della Salute, Regione.
Con il costante aumento del numero dei contagi aumentavano anche gli aspetti ansiogeni e ossessivi negli operatori e nei pazienti, possiamo affermare che il Covid-19 ha agito strategicamente: insinuandosi nelle fragilità fisiche delle persone contagiate e nelle sensibilità psicologiche delle persone maggiormente fragili.
Nei pazienti avanzavano le paure legate alla contaminazione, alla malattia e alla morte di se stessi e dei propri cari; negli operatori oltre alla paura della contaminazione gravava anche quella legata alle responsabilità, al ruolo e alle funzioni; le insicurezze e la sensazione di pericolosità aumentavano sempre più per tutto ciò che stava per accadere.
La paura predominante, di tipo catastrofico, tra tutti gli operatori, era quella di non riuscire a tenere sotto controllo la situazione: le strutture comunitarie, residenziali h/24 e i gruppi appartamento si sarebbero potuti trasformare in lager mentre dobbiamo rilevare che ad oggi, 15/06, non si sono registrati focolai nelle strutture presso le quali operiamo ad integrazione con alcune ASL Romane.
Possiamo affermare che con l’emergenza Covid-19 è riemerso lo spettro dello stigma che vede il paziente psichiatrico poco incline al rispetto delle regole, quindi maggiormente suscettibile alle forme gravi di infezioni.
Un dato di realtà è che le persone affette da disturbi psichiatrici sono persone ad alto rischio per gli stili di vita individuali e comportamentali: spesso soffrono di problemi respiratori legati al tabagismo, quindi particolarmente a rischio di polmoniti. Un altro reale rischio è la fragilità psicologica, la reazione emotiva legata allo stress e la paura della pandemia avrebbero potuto causare peggioramenti con il rischio di inopportuni ricoveri in contesti ospedalieri.
Il nostro impegno all’interno della Salute Mentale è volto all’assistenza, alla cura e al supporto psicosociale territoriale. Un impegno a carattere etico, professionale e di grande responsabilità nell’esercizio di una funzione pubblica, finalizzata a promuovere il benessere psicosociale e/o a prevenire o curare problematiche di salute mentale. Ma per fornire il supporto più appropriato, soprattutto in caso di pandemia, vi è la necessità di diversificare gli interventi, integrare i molteplici livelli di risposte assistenziali al fine di soddisfare i livelli essenziali di assistenza e fornire il supporto psicologico e psicosociale per far fronte alla grave crisi.
I diversi livelli d’intervento hanno fatto riferimento al patrimonio condiviso di modalità operative applicate su tutto il territorio Nazionale, cercando di allineare coerentemente i servizi alla vasta gamma dei bisogni degli utenti che partono dalla possibilità di usufruire di servizi di base, come l’assistenza domiciliare, il supporto all’abitare, fino ai servizi specializzati di sostegno psicoterapico e gestione di momenti di crisi direttamente nelle proprie residenze per non gravare ulteriormente gli ospedali.
L’emergenza ha messo in atto meccanismi di riconversione di alcune attività aggregative ed ha rappresentato un’occasione per lo sviluppo di idee innovative e di assunzione di responsabilità collettiva e integrativa tra Istituzioni e Privato Sociale.
All’interno della gestione di tale complessità, l’approvvigionamento delle misure di sicurezza ha rappresentato un elemento di forte disturbo per l’espletamento del servizio. Per ottemperare all’obbligatorietà di fornire dispositivi di sicurezza agli operatori, spesso ci siamo rivolti a fornitori che non hanno rispettato l’impegno nella consegna, le truffe che molte cooperative hanno subito, nella prima fase di pandemia, hanno aggravato ulteriormente la situazione di incertezza e straordinarietà che stavamo vivendo insieme agli operatori impegnati in prima linea.
Psicologhe della coop. Aelle Il Punto
La tanto ricercata mascherina, possibilmente anche FFP2, ha assunto un valore anche simbolico, uno scudo per fronteggiare l’impegno dell’operatore che si trovava ad effettuare una prestazione presso il domicilio dell’utente o un turno di servizio presso una Residenza Terapeutica. Un ringraziamento va alla Regione Lazio e alla Protezione Civile che ci ha dato un supporto importante nei momenti maggiormente difficili per il reperimento delle mascherine.
Il mese di Marzo è stato il periodo peggiore da gestire, le tante desiderate indicazioni specifiche tardavano ad arrivare, tutti gli organismi internazionali, a partire dall’OMS, hanno espresso preoccupazione per la salute mentale, nei diversi paesi c’era un grande bisogno di indicazioni e direttive.
La stessa OMS, nella consultazione online sul Global Action Plan (2020-2030), ha aggiunto un obiettivo specifico riguardante ‘Mental health in humanitarian emergencies’, prima ancora che si verificasse la pandemia da Covid-19.
Durante il mese di Marzo le istruzioni operative specifiche sono state sollecitate da più organizzazioni tra cui un appello da parte del Coordinamento Nazionale Conferenza Salute Mentale: Covid-19, la tutela della Salute Mentale deve diventare uno degli obiettivi cruciali della strategia per contrastare i danni della pandemia.
La International Mental Health Collaborating Network, organizzazione internazionale fondata da Enti della Salute mentale e soggetti individuali, professionisti, dirigenti, utenti dei servizi ed esperti, famigliari e decisori delle politiche di molti Paesi del mondo, ha sollecitato il Presidente del Consiglio e il Ministro della Salute a sviluppare un Piano Nazionale per la Salute Mentale nell’emergenza Coronavirus.
Finalmente il 23 Aprile, il Ministero della Salute ha emanato le “Indicazioni per le attività e le misure di contrasto e contenimento del virus SARS-COV-2 nei Dipartimenti di Salute Mentale e nei Servizi di Neuropsichiatria Infantile dell’infanzia e dell’adolescenza”.
In queste Indicazioni il Ministero della Salute ha ripreso la Guida “COVID-19” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che tra i servizi essenziali da garantire indicava quelli legati ai disturbi mentali che attualmente in Italia trattano circa 900 mila adulti e circa 500.000 minori.
L’emergenza COVID-19 ha messo a dura prova la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale sottoponendolo a forte stress e una straordinaria sfida nel tentare di dare risposte diversificate ai bisogni sanitari dei cittadini con una situazione pandemica in atto. L’emergenza è stata fronteggiata ma adesso vi è la necessità di contrastare i danni dell’epidemia e la tutela della Salute Mentale, come bene prezioso, deve diventare uno degli obiettivi cruciali. “Non c’è salute senza salute mentale”, questo è il motto dell’OMS da più di 10 anni.
L’emergenza COVID-19 determinerà conseguenze anche a lungo termine, sulla vita di tutti i cittadini e in misura maggiore nelle persone che già presentavano fragilità psicologiche di vario tipo, tenendo anche conto che già veniva registrato un forte aumento dei disturbi mentali nel mondo, soprattutto di alcune patologie come la depressione.
Il 5 Maggio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato un’allerta salute mentale, l’aumento di alcuni stati sintomatologici quali ansia, disturbi del sonno, attacchi di panico, depressione, disturbi post traumatici da stress, dovrebbero avere una risposta dal Servizio Sanitario Nazionale, attraverso una ridefinizione dei confini dei servizi di salute mentale.
Una nuova sfida per alleviare le sofferenze di un corpo sociale che non solo ha vissuto i disagi e le paure legati alla pandemia, ma che si trova nella condizione di una profonda crisi economica, occupazionale che deturpa la VISIONE del futuro delle persone.
“È SOLO QUANDO TU E IL TUO PAZIENTE INDOSSATE UNA MASCHERINA CHE VI RENDETTE CONTO DI QUANTO L’ASSISTENZA MEDICA DIPENDA DALL’ESPRESSIONE FACCIALE E DALLA COMUNICAZIONE NON VERBALE”
Danielle Ofri, Medico presso Bellevue Hospital di New York
New York Times, Why Doctors and Nurses Are Anxious and Angry.