Centro Culturale "Roberto Bagnato" - Arte, cultura, economia e società

di Agostino Bagnato

Sanremo è un appuntamento imperdibile per capire qualcosa dell'Italia. Più di un lungo seminario politico, di una ricerca sociologica on the field, di una tornata elettorale. La musica leggera, genere dominante dal 1950, è il grande pretesto per mostrare il Paese in tutti i suoi più rilevanti aspetti. Compreso la musica, con musicisti, cantanti e cantautori che si confrontano con la tradizione e le espressioni più avanzate e le avanguardie internazionali, in cui si fondono musica, costume, spettacolo, tecnologia. A molti non piace questa formula che proietta la tradizione italiana sul palcoscenico mondiale, con risultati talvolta strepitosi; altri vivono il festival come provocazione, spontaneismo, irriverenza, infrangendo le regole del buon gusto e dell'estetica. È stato sempre cosi'! In Italia tutto ciò si colora di polemica politica, tra destra e sinistra, arrivando alla stupidità di chiamare un artista di destra o di sinistra. Quali sono i parametri dell'uno e dell'altro?
Quest'anno si è aggiunto il fattore Zelensky. Il presidente dell'Ucraina che ha preso la parola in ogni angolo possibile del Pianeta per perorare la giusta causa dell'Ucraina, era stato invitato a prendere la parola anche a Sanremo, mediante un video messaggio di qualche minuto.
Si è scatenata una bufera polemica che alla fine ha costretto la direzione del Festival a ripiegare su un messaggio scritto che alle 2 della notte di domenica 12 febbraio ha letto uno stanco e contrariato Amadeus.

Ma tant'è! Mischiare tutto il possibile e l'impossibile alla fine provoca qualche scivolone. La causa ucraina merita una trattazione assai più riflettuta che uno spot, soltanto per poter dire "Io c'ero!" Su questa strada la pace non sarà costruita e a morire ogni giorno continueranno a essere migliaia di soldati russi e ucraini.