Il culto di Padre Pio nel Mezzogiorno d’Italia s’incrocia con quello delle tradizioni religiose locali e suscita momenti di creatività artistica. E’ il caso della statua della Madonna di Siracusa collocata sulla copertura del centro per la cura dei bambini oncologici, la “Casa del Fanciullo”, realizzata da un gruppo di fedeli nel territorio di Drapia, in Calabria. Le ragioni della presenza della impresa Mangone nel progetto che ha portato alla creazione della scultura.

di Maurizio Mangone

Maurizio Mangoni

Sono nato a Roma all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, tra le pietre, il tufo, il marmo e il travertino della Città eterna e della sua campagna. Mio padre lavorava come marmista in un piccolo laboratorio a Prima Porta, tirato su con grandi sacrifici e travolto dalla piena nell’alluvione del 1965. Ma la tenacia dei miei genitori lo ha fatto rinascere ed io sono cresciuto in quell’ambiente polveroso e ricco di colori, tra le rovine della villa di Livia, moglie dell’imperatore Ottaviano Augusto, ruderi medievali e quella gigantesca lapide con la scritta In hoc signo vinces, simbolo di vittoria del Cristianesimo sugli dei pagani e le prime eresie.

I miei genitori sono nati in due piccoli paesi agricoli situati nelle vicinanze di Tropea e a poca distanza fra loro, separati soltanto da una profonda valle. Mia madre era infatti di Panaia, una piccola frazione nel territorio comunale di Spilinga, mentre mio padre è nato e ha vissuto fino all’età giovanile a Caria, due paesini caratterizzati da solide tradizioni di religiosità popolare e di devozione ai santi patroni: La Madonna dei Cento Ferri a Panaia e la Madonna del Carmine a Caria. Ma grande era la devozione contraddistinta da una religiosità semplice, spontanea, profonda anche per i Santi Patroni dei paesi vicini: Madonna della Fontana, di Romània, Santa Domenica, San Rocco e i Santi Cosma e Damiano.

Santa Domenica di.Nicomedia, inizio XIX sec., olio su tavola e Madonna di Romania, XVII sec., olio su tela

Mio padre Antonio Mangone, giunto a Roma all’inizio degli anni Cinquanta per raggiungere il padre Francesco, ha avviato nella metà degli anni ’60 un piccolo laboratorio per la lavorazione dei marmi.  A Roma erano gli anni dell’edilizia spontanea e i materiali lapidei erano necessari ovunque, dalle palazzine alle piccole case dell’estrema periferia.  L’attività procedeva bene e mio padre ha potuto sposare Caterina Famà, una bella ragazza laboriosa e alacre.

Ogni anno, tutti insieme, tornavamo in Calabria, sia per andare al mare e sia per riprendere il rapporto con le origini e le tradizioni popolari, da cui gli adulti erano stati sradicati a causa della povertà e della mancanza di prospettive nel Meridione, ancora tagliato fuori dalla ricostruzione post bellica. I miei genitori non sono stati abbagliati dal successo imprenditoriale durante il miracolo economico e hanno mantenuto e rafforzato il legame con la terra e le tradizioni di origine. Io sono cresciuto con questi valori di amore e di rispetto per il territorio, la sua storia, la cultura, la bellezza naturale.

Mio padre ha espresso ai compaesani il desiderio di contribuire al restauro degli antichi templi cristiani, fornendo marmi e arredi. Io seguivo questo suo legame con la tradizione e la confrontavo con quella di Roma, in particolare con la devozione alla Madonna del Divino Amore che risale alla metà del Settecento. La lunga processione che si svolgeva a piedi ogni anno, nella notte, dal Circo Massimo fino al santuario sulla via Ardeatina, di cui Federico Fellini aveva dato una memorabile rappresentazione nel film Le notti di Cabiria, si confondeva con le manifestazioni religiose calabresi a cui partecipavo.

Poi subentrò il culto di Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, il frate francescano di Pietrelcina, famoso per la sua carità, saggezza e umanità ma anche per la severità con cui accoglieva i fedeli nel suo convento, combattendo superstizioni e idolatrie. Così alla devozione popolare si è aggiunta quella per il frate di Pietrelcina. Mio padre si è lasciato emotivamente coinvolgere, come migliaia di fedeli. Quando il frate è morto, la causa per il riconoscimento della natura divina delle stimmate era conclusa positivamente da molto tempo e pertanto si è portata avanti la causa per la beatificazione. Intanto la sua popolarità si era diffusa in tutta Italia e tra le comunità degli emigranti italiani residenti all’estero e i pellegrinaggi al santuario di S. Giovanni Rotondo si moltiplicavano, coinvolgendo decine di migliaia di fedeli ogni anno. La beatificazione è stato il giusto riconoscimento di una vita dedicata alla preghiera e al bene degli altri. 

Mio padre ha cominciato a realizzare alcune statue in marmo raffiguranti proprio padre Pio, quasi sempre a grandezza naturale, riuscendo a cogliere il carattere interiore dell’uomo e del santo. Avrebbe voluto lasciare alla sua terra natia una testimonianza della fede cristiana attraverso una scultura dedicata al santo. Ma è mancata l’occasione e quando si è ammalato, poco prima di morire, mi ha chiesto di fare il possibile perché questo suo desiderio si realizzasse. Emotivamente coinvolto nel culto di mio padre per il Frate di Pietrelcina, ero deciso a portare avanti questa missione filiale, d’accordo con la mia famiglia.

Ma il tempo trascorreva senza che accadesse niente di nuovo nei luoghi dove mio padre era nato e cresciuto e dove si trovavano le radici della sua famiglia. Ma lo scorso anno sono stato informato che un gruppo di fedeli, guidato dalla signora Irene Gaeta, Veggente di Padre Pio, aveva intenzione di realizzare, su indicazione di Padre Pio, un centro per la cura oncologica dei bambini nel territorio del comune di Drapia, luoghi che mio padre conosceva bene. Il progetto era stato approvato dalle autorità e i finanziamenti erano stati raccolti. I lavori stavano per iniziare.

La Casa del Fanciullo a Drapia

Non ho perso un istante e mi sono messo in contatto con il collaudatore, ing. Antonio Naso, anch’egli originario di Caria e residente a Vibo Valentia. Più avanti con il progettista arch. Luciano Messina e gli altri tecnici. La mia proposta è stata considerata una sorta di arricchimento architettonico e artistico, oltre che religioso. Anche la signora Irene, che ho incontrato espressamente a Roma, dove vive, ha condiviso l’idea, manifestando gratitudine per il gesto generoso della mia famiglia.


La benedizione della Casa del Fanciullo 

Ma le cose hanno preso una piega diversa e al termine di un elaborato processo di adattamento, è stato deciso di dare una destinazione diversa alla scultura. Nel frattempo, l’ing. Naso era scomparso prematuramente, strappato ai suoi cari, agli amici e ai tanti clienti da una emorragia cerebrale che non ha lasciato scampo. I nuovi tecnici hanno pensato di collocare sul tetto della casa una statua della Madonna di Siracusa, quale testimonianza di accoglienza e di carità. Il culto della Madonna di Siracusa risale all’immediato secondo dopoguerra: una piccola statua di Nossa Señora de Fatima , apparsa alla pastorella Lucia Dos Santos e ai cuginetti Jacinta e Francisco Marto, ha cominciato a lacrimare sangue, inspiegabilmente. Quando le autorità religiose hanno accertato che la lacrimazione non era spiegabile alla luce della scienza, la richiesta di un numero crescente di fedeli di inginocchiarsi e pregare davanti alla statuetta, il Vescovo di Siracusa e le autorità religiose siciliane, sulla scia del culto tradizionale della Madonna Pellegrina che si celebra in tutta Italia, autorizzò il trasporto in tutti i centri rurali e nelle città del Meridione. Mio padre ci raccontava che la Madonna di Siracusa era stata portata in processione anche nel suo paese natio e in quelli contigui, (Ricadi, Caria e Spilinga), accolta ovunque da folle commosse e in preghiera.

Era il 1917 e milioni di uomini morivano nelle trincee della Grande Guerra. L'episodio generò profonda commozione in tutto il mondo cristiano e ha riverberato i suoi effetti anche dopo la seconda guerra mondiale. Quelle manifestazioni avevano anche valore simbolico, come richiamo alla concordia politica, all’impegno per la pace scongiurando pericoli di una catastrofe nucleare, oltre che alla giustizia sociale. Del resto, il culto della Madonna Odigitria, Madre di Dio che indica e guida il cammino sollecitata dal Figlio che reca in braccio e quello della Madonna Panagia, Tutta Santa) e della Deesis, Madre di Dio della Tenerezza e dell’Intercessione che assistono l’uomo nel suo percorso terreno. Queste raffigurazioni avevano solide tradizioni bizantine, che nel Medioevo erano state adottate dalla Chiesa di Roma, nel nome dell’ecumenismo e della universalità del Cristianesimo.

Quale altra occasione sarebbe capitata per realizzare il desiderio di mio padre? Il lavoro per eseguire la statua della Madonna di Siracusa è andato così avanti alacremente. Del resto, la figura di Bernadette Soubirou, conservata nella grotta di Lourdes, era nota fin dall’Ottocento in tutto il mondo cattolico, oggetto di venerazione e di culto esercitati anche mediante faticosi pellegrinaggi.

Misurazione della lastra di marmo adatta allo scopo

Quando la scultura, alta circa due metri, è stata collocata sul terrazzo di copertura della Residenza, mediante un delicatissimo lavoro di sollevamento utilizzando una gigantesca e potente gru, ho tirato un sospiro di sollievo e ho mentalmente dedicato quei momenti emozionanti e commoventi alla memoria dei miei genitori. Mio padre si è meritato questo momento così importante, quasi un risarcimento della sua operosità, onestà, amorevolezza, oltre una pratica religiosa profondamente ancorata alla sua terra e ai suoi valori. Io e la mia famiglia  gli siamo riconoscenti per l’insegnamento che ci ha impartito attraverso la pedagogia della vita. Il nostro impegno è di onorarne sempre di più questo testamento di una esistenza semplice ed esemplare.


La statua durante la lavorazione

Guardando quella grande statua bianca che protende il suo sguardo verso il mare poco lontano, quasi incrociando quello della Madonna di Romània e di Santa Domenica, la vergine di Nicomedia martirizzata nel III secolo, il cuore dei fedeli si apre alla speranza per un domani di serenità, nonostante le devastanti ferite lasciate dall’oscuro nemico che ha voluto nascondersi nel Coronavirus.
                                                                                                                                                               Novembre 2020  


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