Un omaggio all'artista che ha usato il suo pennello contro tutti i colonialismi
di Paola Rolletta (pubblicato in Savana, settembre 2023)

Un gigantesco murale celebra l'artista Bertina Lopes (1924-2012) nel Centro culturale Ntsindya, nel quartiere Xipamanine di Maputo.
Il murale, inaugurato lo scorso settembre, è la prima delle iniziative messe in campo dall'Ambasciata d'Italia a Maputo, insieme al Comune di Maputo, per rendere omaggio all'artista che più ha rappresentato l'amicizia tra l’Italia e il Mozambico, di cui l'11 luglio si celebrerà il centenario.
Il gigantesco murale colorato immortala la "madre e il padre delle arti plastiche mozambicane", secondo le parole del Maestro Malangatana: tra il Colosseo di Roma, la città dove Bertina ha vissuto per molti anni e dove è morta nel 2012, il Ponte Catembe e la Cattedrale, simboli di Maputo, la città dove è nata nel 1924, e Samora Machel, il primo Presidente del Mozambico, il Paese che Bertina amava e per il quale si è sempre battuta usando il pennello come arma per la sua liberazione.


Il murales di Bertina Lopes, dell'artista mozambicano Sebastião Coana, Maputo 2023

Un doveroso omaggio a Bertina Lopes, un'artista universale che ha lottato contro ogni forma di colonialismo e che non solo ha finito per testimoniare e registrare, attraverso la sua pittura, la gestazione del nuovo mondo che si andava prefigurando e annunciando, ma ha anche costituito un filone di trasmissione culturale delle realtà mozambicane verso altri e più ampi orizzonti, universalizzandole e, nel processo, anche globalizzandole attraverso l'assorbimento di altri modelli e valori culturali.
Xipamanine è stato scelto per celebrare Bertina in quanto è stato il quartiere che ha rappresentato la culla del nazionalismo mozambicano, delle lotte che hanno portato a importanti trasformazioni nelle strutture economiche, sociali e culturali dell'allora colonia del Mozambico, alla fine degli anni Quaranta e negli anni Cinquanta e Sessanta.
Per rappresentare Bertina è stato scelto un murale nel quartiere di frontiera quale era Xipamanine poiché, secondo le parole dell'ex presidente della Corte Costituzionale, Rui Baltazar, al momento della morte di Bertina Lopes nel 2012, in occasione della mostra al Museo Nazionale d'Arte di Maputo, lei "era una simbiosi e l'incarnazione di due mondi".  E, sebbene si fosse sempre più inserita nella città de “cimento” (cemento), le sue radici africane, plasmate dal suo talento e dalla sua creatività, si nutrivano delle tragiche realtà degli emarginati che il suo sguardo catturava, trasponendole sulle sue tele più antiche. Da qui l'ossessione del suo pennello di scavare nella devastante miseria dei dannati della terra, nella povertà lancinante, negli sguardi feriti e amari, nelle fragili braccia alzate in muta e vana supplica".
Il murale del Centro Culturale Municipale di Ntsindya è una jam session di artisti mozambicani e italiani, ovvero Sebastião Coana e il collettivo Orticanoodles. Artisti che non si limitano ad aggiungere uno strato di colore al grigio cemento, ma fanno arte militante.  Graffiti e dipinti raccontano chi eravamo, per cosa abbiamo lottato e quali sono le nostre speranze per il futuro, come l'eredità lasciataci da Bertina Lopes, "un'ispirazione per tanti di noi che hanno seguito le sue orme", come ha commentato il pittore Samate.
Orticanoodles è lo pseudonimo dei due street artist italiani, Walli e Alita. Hanno iniziato a Milano, con opere in varie zone della città, ma il loro nome ha cominciato presto a fare il giro del mondo, fino a quando Bansky li ha voluti nel suo "Cans Festival" nel 2008. Il loro stile è inconfondibile: grandi volti di personaggi storici e celebrità, che si sono particolarmente distinti e hanno lasciato il segno, o grandi elementi della natura, come fiori, radici, ecc.
La firma di Sebastião Coana, artista originario di Manhiça, Mozambico. I suoi murales, ispirati dalla vita quotidiana e dai colori dinamici, non sono soltanto una pratica di street art per abbellire edifici o muri, ma sono sentiti piuttosto per creare una connessione tra le fessure e i contrasti socio-culturali dell'epoca in cui – tutti noi – siamo immersi.


Bertina Lopes e Agostino Bagnato, Roma 2008

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