Il 24 marzo 1944 nella Roma occupata dall'esercito tedesco, in via Rasella nei pressi di piazza Barberini, il battaglione Bozen della Wehrmacht viene investito da una esplosione che causò 32 vittime. La reazione tedesca è immediata e violenta: come rappresaglia, il generale Kesselring chiede la morte di dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso.
Nel giro di poche ore il questore Caruso è impegnato a preparare un elenco di 335 ostaggi tra detenuti politici, prigionieri di guerra, antifascisti, gente comune rastrellata nei pressi di via Rasella. Caricati su camion militari, vennero trasportati sulla via Ardeatina e barbaramente trucidati nelle cave di tufo abbandonate che i romani chiamavano Fosse Ardeatine. Le cave furono sepolte dal tufo, in seguito ad esplosioni di dinamite.
La retata a seguito dell'attentato
L'orrore della città martoriata fu enorme. Hitler poteva ritenersi soddisfatto del lavoro dei suoi uomini: Kesselring, Kappler, Priebke. Ad un legittimo atto di guerra condotto dalla Resistenza romana, i tedeschi rispondevano con la rappresaglia più selvaggia, come sarebbe successo poco dopo a S. Anna di Stazzema e Marzabotto, oltre che in tanti altri luoghi. Già era stato perpretato l'orrendo delitto dei sette fratelli Cervi.
Sul luogo del massacro, dopo il recupero dei corpi martoriati, è stato creato un monumento che rappresenta il simbolo della Resistenza antifascista e della guerra di Liberazione nazionale.
Per non dimenticare mai. Ogni anno, la ricorrenza delle Fosse Ardeatine è l'occasione solenne per rinsaldare il patto democratico per l'Italia libera e pacifica.
Agostino Bagnato
La targa commemorativa dell'eccidio
IGNAZIO LA RUSSA E LA STORIA
Il Presidente del Senato della Repubblica Italiana, seconda carica dello Stato, dovrebbe rappresentare l'Italia nel mondo più consono al ruolo istituzionale. Ma il senatore Ignazio La Russa, figura inconfondibile nel panorama politico nazionale per simpatia, verve, sarcasmo e fede interista, non perdere occasione per esternare il suo pensiero. L'inconfondibile accento siciliano del suo parlare facondo, lo sguardo acceso e quasi luciferino, ne fanno un personaggio unico nella destra post-fascista del nostro Paese.
La rievocazione della strage nazifascista delle Fosse Ardeatine non è certo il pezzo forte del suo sapere, se ha definito i tedeschi morti nell'attentato di via Rasella dei componenti una banda musicale. Di conseguenza, l'azione partigiana non avrebbe avuto motivazione militare.
E qui si manifesta apertamente errato e falso il pensiero dello storico senatore siculo-milanese: tutte le sentenze seguite ai vari processi giudiziari hanno attestato il carattere militare dell'azione gappista e lo stragismo della reazione tedesca, alla quale hanno collaborato attivamente i fascisti italiani Pietro Caruso, questore di Roma e Buffarini Guidi ministro dell'Interno della Repubblica di Salò.
La storia non si studia più come si deve nelle scuole, ma il Presidente del Senato, se non ha voglia di studiare, taccia almeno per evitare d'infangare la memoria delle vittime. Di ambo le parti.