Maria Teresa Bertoni nasce e cresce nell’ambiente giusto per diventare una valente artista nel campo delle arti visive. Il padre Vittorio è stato allievo di Assen Peikov e poi amico dell’artista bulgaro, noto in tutto il mondo per essere l’autore della grande statua dedicata a Leonardo da Vinci e collocata nel 1960 all’ingresso dell’aeroporto di Fiumicino, aperto in occasione delle Olimpiadi. Quell’immenso blocco di bronzo attira ancora oggi l’attenzione del mondo. Il modellino del futuro elicottero ricorda a tutti la genialità del grande maestro. Ma non c’è soltanto quella statua a testimoniare il percorso creativo dello scultore bulgaro, noto per le sue statue ed i busti in bronzo. Vittorio, attraverso la frequentazione degli ambienti politici romani ha conosciuto moltissimi uomini di cultura e del mondo dello spettacolo.

Maria Teresa Bertoni, Il poeta spagnolo Raphael Alberti, bronzo

Ma per la giovane Maria Teresa in famiglia si pensa che possa essere più opportuno un percorso di studi che possa condurre ad occupazioni certe. Così Maria Teresa rinuncia all’Accademia di Belle Arti di Roma per frequentare gli istituti professionali. Tuttavia, gli spiriti creativi e attivi si sono impadroniti di lei, hanno invaso la sua mente, hanno acceso la fantasia. E tra le suggestioni del maestro Assen Peikov e degli ambienti artistici romani, l’esempio del padre che continua a modellare ritratti e figure di animali fusi in bronzo, matura un lento processo di formazione artistica che non può essere contenuto nel sapere ma avverte l’urgenza di apparire, manifestarsi, mostrarsi. In una parola, deve comunicare e parlare all’esterno. Attraverso disegni, dipinti, sculture. Senza l’imprimatur di scuole, accademie, laboratori; senza la validazione dell’ufficialità, alla stessa maniera di tanti artisti passati e presenti.

Maria Teresa Bertoni, Il re, olio su tela

La fama di Peikov è ancora alta quando Maria Teresa comincia a tracciare le prime forme. Era nato a Sevlievo in Bulgaria nel 1908 e dopo gli studi in patria era giunto a Roma nel 1938, riuscendo ad inserirsi abilmente negli ambienti artistici tra via Margutta e Piazza del Popolo. La sua scultura classicheggiante e monumentalistica, fuori dalle correnti sperimentali e d’avanguardia, piace a molti. Gli anni del dopoguerra segnano l’apparizione dei scultori italiani come Umberto Mastroianni, Marino Mazzacurati, Giacomo Manzù, Fausto Melotti, Pericle Fazzini, Nino Franchina, Antonietta Raphäel, il cui linguaggio rinnova la tradizione che si era aperta con Medardo Rosso e Arturo Martini. Assen Peikov gioca sulla solida qualità della sua formazione per acquisire commissioni impegnative, come il ritratto in bronzo della giovanissima Sophia Loren. Lo studio di Roma, al mitico numero 54 di via Margutta dove si trovano gli studi di molti altri artisti, unitamente all’abitazione di Fiumicino, è frequentato da gente importante. Anche Ivan Peikov (1911-1998), fratello di   Assen, si fa notare a Roma per la sua pittura astratta, dai colori accesi e vivaci.

Maria Teresa Bertoni, Universi, olio su tela

I racconti di questa congerie artistica, alla quale prende parte anche Vittorio Bertone, suggestiona la giovane che dopo avere intrapreso la propria attività professionale, non rinuncia a dipingere e a modellare qualche modello in argilla e poi in bronzo. Quando Assen scompare nel 1973 Maria Teresa è ancora giovanissima, ma il segno lasciato dall’artista nella famiglia Bertoni è alimentato da Vittorio che continua a scolpire ritratti di ogni genere.

Maria Teresa Bertoni, Onde, olio su tela

Le prove di Maria Teresa sono dapprima improntate alla riproduzione della realtà che si presenta davanti ai suoi occhi, con intento interpretativo e non fotografico, riuscendo nell’impasto dei colori a caratterizzare la luce come fattore dominante della forma. Seguono prove più mature, legate agli stati d’animo, alle emozioni, al sussulto del cuore di fronte ad accadimenti imprevisti o stupefazioni inaspettate. Ed ecco lo scatto verso la scultura sotto l’occhio attento del padre Vittorio. Calchi d’argilla e fusione a cera persa forniscono testimonianze di un percorso interessante, basato sul realismo classico che rimanda proprio ad Assen Peikov.

Maria Teresa Bertoni, Cavallino, bronzo

Maria Teresa Bertoni vive attualmente a Vitorchiano, nei pressi di Viterbo. Continua a lavorare, come dimostrano le sue ultime prove. Molto restia a far conoscere l’esito del proprio lavoro artistico, probabilmente nel timore del confronto con la produzione di Assen e di Ivan Peikov, preferisce tenere per sé il catalogo ricco di buoni risultati. Dovrebbe riuscire a trovare lo stimolo per confrontarsi con il pubblico e il mercato, sapendo di possedere i mezzi originari per fare arte nel senso proprio del termine. La provocazione fine a se stessa, tanto apprezzata oggi dalla critica e dal mercato reietti, non porta da nessuna parte. Il tempo sarà il giudice più spietato per i tanti improvvisatori del nulla. La pittura, la grafica e la scultura richiedono studio, tecnica, applicazione, manualità. Non basta un computer usato in tutte le sue applicazioni per dirsi artisti.

Maria Teresa Bertoni merita attenzione proprio perché si sporca le mani con i pennelli, i colori, l’argilla, il bronzo fuso. Le sue prove restano nel tempo. E il tempo è sempre galantuomo. 

Agostino Bagnato

Roma, 26 luglio 2018

 

  

 

 

 

 

 

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