di Agostino Bagnato

Maria Teresa Bertoni ama la pittura e la scultura con la stessa intensità. Si può parlare di una commistione di linguaggi, tanto è profonda la dipendenza dalla materia, trattata come elemento base dell’espressione artistica.
Non tutto nasce a caso, ma germoglia, fertilizza e matura per istinto, grazie ad una natura sensibile e permeabile all’esterno, pronta a cogliere ogni insegnamento emozionale, senza cerebralismo. Un istinto naturale che si rafforza col tempo e diventa consapevolezza dei mezzi espressivi con il passare del tempo.  
Fin dalle prime presenze sulla scena espositiva, forte della lezione paterna, la giovane artista si è impossessata dei volumi necessari per dare forma alle sue rappresentazioni, ricavate prevalentemente dall’osservazione della realtà. Si è appalesato così nelle sue sculture in bronzo un realismo denso di rimandi poetici, dai forti legami naturalistici e ambientali, sempre proteso ad un lirismo dimensionale.

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La stessa procedura è stata dottata per la pittura ad olio su tela. Il colore viene usato come grumo di materia che fornisce dimensione alla forma, ne domina quasi la ruvidezza, ne ricerca la forza nelle asperità, ne esalta i contrasti. Con il passare del tempo questa procedura diventa sempre più ricca, complessa, sfaccettata e screziata. Non c’è ricerca della lucentezza attraverso la superficie levigata, ma ne scaturisce una infinita fonte di luce sotterranea che balza da ogni grumo di materia, da ogni addensamento di colore, dalle volute immersioni nella sostanza terrosa o sabbiosa che sia. Così, la pittura prende il sopravvento e assorbe la dimensione scultorea, divenendo nel contempo un tentativo tridimensionale. Si vedano sulla tela le piccole superfici vuote, come finestre o anfratti, frutto della materia che si lascia dominare e plasmare.
Questo complesso procedimento alchemico, lungi dall’essere un semplice affrettare l’opera, è una capillare ricerca espressiva che si dipana quasi per ogni soggetto. Così una spiaggia diventa quasi un lacerto marino sospeso sulla tela con l’acqua che respira mediante lo sciabordare dell’onda, mentre un fiore assume i caratteri della pianta superando la stessa dimensione botanica; filari di alberi assumono l’aspetto di raduno umano esperienziale per testimoniare alla luce la consistenza del loro essere legno vivo nell’autunno che porta al riposo; fino alla ricerca della luce nei granelli della sostanza primordiale per esplorare le radici della materia.



Ma è nelle prove più mature che Maria Teresa Bertoni balza in groppa alle emozioni più profonde, assumendo il disco del sole o se si vuole della luna come parametro per misurare l’intensità del palpito cardiaco o del saettare della mente. Così ogni posizione del corpo celeste si ammanta di significanze differenti a seconda del contesto che lo assorbe e lo colloca. L’origine della stella o del pianeta è nella materia che si addensa attorno e ai suoi piedi, oppure sovrasta ogni contesto e assorbe in sé ogni natura, come la siepe di fiori che sembra voglia rovesciarsi nel tramonto per perdersi, sapendo di potere rinascere dopo.



Il motivo di questo accadere naturale è appunto l’emozione continua che suscita, senza impedimenti in una velocità degli scambi mentali che fa di chi guarda l’oggetto dello sguardo, confondendo l’uno e l’altro senza una dimensione temporale e spaziale. L’osservatore è annullato dall’osservato, e viceversa, perché il tempo si è annullato nella velocità ipersonica della materia. Non si tratta di illusione o di identificazione metafisica tra soggetti che hanno stessa dignità di esistere, ma di una sostanziale modificazione della percezione dell’esistente. Maria Teresa Bertoni probabilmente non è del tutto consapevole dell’accaduto, proprio perché mentre accade è già superato, per cui lo sforzo che l’artista compie è di lasciare traccia di questo accadimento che muta la natura del contesto visivo, riflettendolo sul piano percettivo ed estetico.
Da qui l’emozione costante che aggroviglia e sovrasta la mente dell’artista, portandola a ricercare nel fondo della sua coscienza e della memoria il centro primigenio delle sua natura. Continuando a combattere con la materia nelle sue differenti apparizioni, Maria Teresa Bertoni darà ancora maggiore spessore al suo linguaggio, fino a farne una scuola dimensionata su filosofia, antropologia, psicologia e realismo cinetico.

Roma, 28 febbraio 2023

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