A Bagnoregio tutto parla di Giovanni Fidanza, padre della Chiesa con il nome di san Bonaventura (1217-1274). A dire il vero, parlare di san Bonaventura significa parlare di Civita. Perché nell’antichissimo borgo etrusco è nato dal medico Giovanni di Fidanza e da Maria di Ritella, conosciuta con il nome di donna Ritella. A causa di una infermità, la madre invoca sul piccolo, puerulus come dicono le carte, la protezione di Francesco d’Assisi da poco proclamato santo.

E’ la svolta della giovanissima vita del futuro padre della Chiesa: entra come puer oblatus nel convento dei Minori, ma la famiglia lo manda a Parigi per proseguire gli studi in quella celebre università. Nel 1243 consegue il titolo di Magister Artium ed entra nell’Ordine francescano, cambiando il nome in quello di frate Bonaventura da Bagnoregio. Con questo nome diventa famoso e Dante lo ricorderà nel Paradiso attraverso le parole di san Tommaso. Inizia gli studi di teologia con Alessandro di Ales e nel 1248 ottiene il titolo di baccelliere, iniziando l’insegnamento nello studio francescano di Parigi, conseguendo la Licentia docendi in Teologia nel 1253. Il Capitolo dei Minori lo elegge Ministro generale nel 1257 nel convento dell’Ara Coeli in Roma, presente il pontefice Alessandro IV.

Da quella data la vita di frate Bonaventura si snoda tra Roma, Assisi, Narbona, Orvieto, Pisa, Inghilterra, Parigi e di nuovo in Italia tra Roma, Viterbo e Firenze. Gli anni Settanta del XIII secolo sono cruciali nella vita del futuro santo tra prediche, sermoni e lezioni magistrali, guida dell’Ordine francescano, partecipazione a concistori e conclavi, fino alla presenza nel concilio di Lione aperto il 7 maggio 1274. Lo scopo del concilio è quello di risolvere le controversie tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, separate dopo il concilio di Firenze del 1054. Un ruolo fondamentale spetta proprio a frate Bonaventura, la cui dottrina è apprezzata da tutti. Ma il 15 luglio dello stesso anno muore dopo una breve malattia e il corpo è sepolto nella piccola cappella dei Minori. Nel 1450 è traslato nella nuova chiesa dei Francescani. Nel 1476 Sisto IV ne decreta la canonizzazione. Nel 1491 il re di Francia Carlo VIII invia a Bagnoregio la reliquia detta del Sacro Braccio, custodita nel duomo della città, dove si trova tuttora.

Di tutto questo e di moltissimi altri accadimenti riferiti al Santo nel suo rapporto con la città natale e soprattutto con l’eredità lasciata e custodita a Civita e nella Tuscia, dà conto lo studioso Giancarlo Baciarello nel corposo saggio San Bonaventura a Bagnoregio, pubblicato da Annulli editore nel luglio 2017. L’autore, impegnato da lunghi anni in ricerche storiche sul territorio della Tuscia e sulla cultura e le tradizioni locali, autore di numerose pubblicazioni e di sostanziosi saggi su riviste storiche, ha concepito il presente studio come una dotta guida alla riproposizione e più ancora alla scoperta dei legami tra san Bonaventura, Civita, Mercatello e Rota, quando ancora Bagnoregio era una espressione geografica che riuniva queste realtà urbane. Il linguaggio discorsivo e informativo, senza rinunciare al rigore e alla scientificità, aiuta il lettore a penetrare nei meandri della cronaca che si fa storia attraverso i secoli. E quando fattori esterni s’intrecciano marginalmente con le vicende del Santo e con Bagnoregio, Baciarello ricorre al riquadro che s’incastona nel testo, proprio per non appesantire la lettura.

Ogni capitolo è dotato della bibliografia essenziale, a dimostrazione che l’autore è uno storico e non un affabulatore. Sicché a sommare le indicazioni librarie e archivistiche viene fuori una rubrica degna di un tomo universitario. L’editore ha cercato di assecondare l’empito informativo di Giancarlo Baciarello, scegliendo la struttura più appropriata per rendere agevole la materia, a cominciare dalla ricchissima iconografia stampata a colori, ricavata da frequentazioni di musei, cattedrali, episcopi, conventi, chiese, archivi pubblici e privati, abitazioni civili, oltre che dalla consultazione di antichi codici, come la Bibbia di san Bonaventura, riccamente miniata, conosciuta anche come Bibbia di Bagnoregio.

Ma c’è di più. Baciarello ricostruisce con meticolosità la cronaca dei terremoti, delle frane e dei crolli che hanno profondamente cambiato il paesaggio urbano di Civita e dei borghi limitrofi, partendo sempre dalle conseguenze sulle pertinenze afferenti la famiglia Fidanza nel tempo e poi le stesse sedi conventuali o dedicate al culto. Tutto ciò dimostra e rafforza il profondo legame che esiste tra il Santo, Bagnoregio e il territorio circostante, dove ogni cosa rimanda alla storia, tenendo aperto un orizzonte luminoso sul futuro.

Dalla lettura del volume si esce senza fiato, per quante informazioni e notizie si ricavano che annichiliscono chi pensa di sapere qualcosa su san Bonaventura e su Bagnoregio e si ritrova coinvolto in una selva di notizie e rimandi che lo costringono, se animato da socratica passione, a riprendere gli studi di storia, filosofia e teologia.

Agostino Bagnato

Roma, 10 luglio 2017

Un pomeriggio interessante quello del 13 luglio 2017 per la presentazione del libro di Giancarlo Baciarello San Bonaventura a Bagnoregio, un ricco e prezioso volume che documenta la presenza di Giovanni Fidanza a Bagnoregio, la sua città natale, a ottocento anni dalla nascita. Il libro di Baciarello infatti ricostruisce la storia personale di Bonaventura in tutti gli aspetti, fisici e psicologici, sociali e culturali a partire dalla nascita, alla frequenza del convento di san Francesco quale oblato, sino all'emigrazione in Francia per seguire gli studi alla Sorbona di Parigi, prima presso la facoltà delle Arti e successivamente presso la facoltà di Teologia. Il libro è stato presentato da mons. Luigi Fabbri, vicario generale della Diocesi di Viterbo e dal prof. Raimondo Gagiano de Azevedo che ha pure fatto da “regista” impeccabile della manifestazione.

Sono intervenuti il sindaco dr. Francesco Bigiotti che ha ricordato l'importanza del Santo nella cultura religiosa di Bagnoregio, Carlo Cipriani che si è complimentato con l'autore per aver dedicato il libro al parroco della cattedrale, don Enrico Righi, morto di recente, premuroso custode della reliquia del Santo braccio e ricercatore attento di documenti iconografici sulla figura e il culto di san Bonaventura nel mondo, mons. Fortunato Frezza che ha sottolineato la portata europea del pensiero e dell'azione di san Bonaventura, in qualità di settimo Ministro generale dell'Ordine francescano, Giuseppe Annulli in rappresentanza della casa editrice Annulli Editori che ha pubblicato il libro.

Un libro, quello di Giancarlo Baciarello, che ha avuto un'accoglienza positiva da parte dei bagnoresi, presenti numerosi alla presentazione. Lo stesso autore ha chiuso la manifestazione con un ringraziamento particolare a tutti coloro che lo hanno seguito nel suo lavoro di produzione e scrittura del testo, da ultimo a Ernesto Gambacorta per aver consentito la riproduzione fotografica di un importante documento riportato alla pag, 59 del testo.

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