di Antonio Polselli
Aldo Manuzio è un personaggio che ha scritto un pezzo molto importante della storia d’Italia perché ha lasciato un segno indelebile nella cultura, nel costume non solo degli italiani, ma di tutti gli uomini di ogni parte del mondo. Una figura imprescindibile della storia della cultura occidentale.
Le scoperte e le invenzioni di Aldo sono ormai entrate nelle case di uomini e donne di ogni continente. Basti pensare alla punteggiatura, al corsivo, alla numerazione dei libri, al frontespizio, al libro tascabile (libelli portatiles in formam enchiridii), al primo logo, al marchio come L’ancora e il delfino.
Nel quinto centenario della morte di Aldo Manuzio è giusto è doveroso ricordare questo insigne umanista che, partendo da suo borgo natio, Bassiano, in provincia di Latina, e giunto a Venezia, ha avviato la prima e più importante attività tipografica ed editoriale dell’età moderna.
Aldo Manuzio, insigne rappresentante dell’Umanesimo italiano ed europeo, nacque a Bassiano, antico borgo medievale del Lazio, nel 1449 e morì a Venezia nel 1515. Molti storici e studiosi di Aldo Manuzio testimoniano con prove documentarie che il luogo di nascita sia stato Bassiano, nel ducato di Sermoneta. Nelle sue opere e nel testamento del 1511 molte volte si autodefinisce bassianas, in memoria del paese dove ha trascorso i primi anni di vita. Oggi Bassiano, paese dei Monti Lepini. ha voluto dedicare all’illustre umanista, editore e stampatore “Il Museo delle Scritture”.
Manuzio, personalità poliedrica, fu un serio precettore di corte, un valente insegnante di latino e greco, un eccellente grecista, uno scrupoloso grammatico, un talento filologico, un traduttore e divulgatore di opere greche e latine, un uomo di buon gusto letterario, un bravo stampatore, un illuminante editore e un intraprendente imprenditore. Con intelligenza inventiva e lungimiranza, con coraggio e determinazione, dopo la scoperta di Gutenberg della stampa a caratteri mobili e dopo il primo libro stampato in Italia (1465), a Subiaco dai prototipografi Sweynheym e Pannartz, Manuzio perfezionò l’arte della stampa e investì con saggezza sulla nuova tecnologia della comunicazione.
Fu una delle menti più lucide e geniali del suo tempo per la profondità, le intuizioni e i vasti interessi che ebbe all’inizio di una nuova era. Personaggio di prestigio nazionale e internazionale, universalmente famoso, di spiccato spessore umano e culturale seppe imporsi, come un grande innovatore nell’arte della cura e della produzione del libro nell’ambiente della cultura umanistica e rinascimentale di Venezia e di altre città. Fu capace di circondarsi ed essere amico dei più intelligenti uomini della cultura europea dell’epoca come Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, Pietro Bembo ed Erasmo da Rotterdam. Fece della sua abitazione veneziana un cenacolo culturale di importanti intellettuali del tempo.
Coltivò la passione per i libri, per lo studio e non dubitò mai della missione politica e culturale della sua impresa editoriale sebbene si fosse reso conto dell’abilità tecnica dei suoi concorrenti, dei limiti e dei rischi della stampa dei soli testi greci.
Poche e scarse sono le informazioni sulla famiglia e sui primi anni di vita trascorsa nel borgo natio. La tradizione vuole che la sua casa natale sia stata un piccolo palazzo del XV secolo, nel centro storico di Bassiano, su cui sono state poste lapidi commemorative. Il padre fu certamente un mercante che aveva sposato una donna del luogo da cui, oltre ad Aldo, aveva avuto tre figlie (Julia, Petruccia e Benvenuta) ricordate da Aldo in alcuni testamenti.
Giovinetto si trasferì a Roma dove, fra il 1468 e il 1472, si dedicò con passione ai primi studi dei classici latini sotto la guida di Gaspare da Verona, autore di una grammatica elementare, e di Domizio Calderini, commentatore di testi latini e docente di retorica. Nella città eterna ebbe modo di vedere i libri a stampa impressi per la prima volta dai tipografi tedeschi Sweynheym e Pannartz, fuggiti da Magonza e chiamati dal papa Paolo II nell’abbazia benedettina di santa Scolastica a Subiaco.
Desideroso di proseguire gli studi, si trasferì da Roma a Ferrara dove, diventato maestro di grammatica, ebbe come allievo il futuro poeta Ercole Strozzi. Nella città estense perfezionò il latino e apprese il greco presso l’ellenista Battista Guarini, figlio del grande umanista Guarino da Verona. In questa città conobbe Giovanni Pico della Mirandola, anch’egli allievo del Guarino, e strinse con lui fraterna amicizia. Proteso verso la carriera letteraria avvertì la carenza di buone edizioni a stampa di quegli autori che avrebbe potuto usare e distribuire ai suoi uditori ai quali insegnava e dava lezioni pubbliche di latino.
Manuzio, all’età di trentadue anni, accolse l’invito del compagno di studi, Giovanni Pico, precoce genio enciclopedico, a trasferirsi nei suoi possedimenti a Mirandola, dove restò per diversi mesi avendo avuto modo di godere di una larga ospitalità e di conoscere raffinati letterati greci ed eruditi profughi con l’aiuto dei quali consolidò la padronanza della lingua greca. Nel novembre del 1483 ad Aldo fu affidata, presso la piccola corte di Carpi, l’educazione dei figli di Caterina Pio, sorella di Pico della Mirandola e cugina di Matteo Maria Boiardo, rimasta vedova, dopo la prematura scomparsa del marito Leonello Pio, signore della città.
I giovani allievi, Alberto e Leonello Pio, verso i quali Manuzio nutrì una affettuosa “paternità”, diventarono successivamente i primi finanziatori della sua straordinaria impresa editoriale, come testimonia una lettera ai suoi allievi che, a loro volta, ebbero e dimostrarono una tenerezza e una riconoscenza filiale. Aldo diventò così maestro e insegnante per vocazione e non soltanto per opportunità. Gli anni trascorsi nella città di Carpi, dal 1483 al 1489, come precettore, furono i migliori per la sua maturità.
Deciso ad aprire una tipografia e lasciata l’aristocratica Carpi, Manuzio si trasferì a Venezia, città operosa e libera, centro strategico di scambi commerciali e letterari, dove si stava già affermando l’arte tipografica. Accorto e determinato a realizzare il progetto tipografico ed editoriale di «illuminare l’Europa tramite lo studio della letteratura e della filosofia greca», in questa città Manuzio allacciò una serie di rapporti con personalità della cultura umanistica, in special modo con Marin Sanudo, membro del Senato Veneto e cronista della vita cittadina
Da uomo di lettere, capace e consapevole di poter svolgere una funzione attiva nella tipografia, Manuzio si propose di editare testi greci e latini e, in sei fervidi anni, organizzò una delle più celebri imprese editoriali di tutti i tempi. Imparò il mestiere nella nota stamperia di Andrea Torresano da Asola, si prodigò per la produzione, la circolazione e l’uso del libro negli ambienti più avanzati della cultura veneziana.
Per poter far funzionare la stamperia, che aveva bisogno di caratteri, torchi, macchine, carta e soprattutto operai, Manuzio ricevette un cospicuo aiuto tecnico e finanziario dall’esperto stampatore Andrea Torresano e dal figlio del doge Pierfrancesco Barbarigo, nipote del doge in carica Agostino, proprietario di cartiere. Così Aldo si affermò come prestigioso editore di libri in greco e in latino e dalla sua tipografia, situata in un bel palazzo nel Rio Terà Secondo, furono stampate edizioni di classici di grande pregio per veste tipografica e cura filologica.
Venezia, ricca di codici e manoscritti antichi giunti dall’Oriente, era nella seconda metà del Quattrocento uno dei maggiori centri culturali e una delle più importanti città nella produzione dei libri, dove, dal 1490, si stamparono più libri che in qualsiasi altra città d’Italia e d’Europa. La Serenissima in quel tempo, oltre ad avere una dimensione cosmopolita, era snodo di traffici commerciali nel Mediterraneo e possedeva importanti biblioteche ricolme di codici ed era patria di illustri personaggi della cultura italiana.
Venezia apparve a Manuzio come la sede più adeguata per sostenere i suoi progetti di formazione e di promozione culturale. Nella città lagunare, in quell’epoca protagonista incontrastata nel vasto mondo dell’editoria internazionale, Manuzio, uomo maturo che aveva a lungo coltivato il suo sogno, entrò in contatto e allacciò rapporti di amicizia con i maggiori esponenti della cultura umanistica, in particolare con Ermolao Barbaro e Giorgio Valla.
Nell’anno 1494 ebbe inizio, dopo una lunga e laboriosa preparazione, la carriera di editore che si sviluppò con successo per vent’anni. L’impresa tipografica di Aldo, strutturata come piccolo nucleo aziendale a conduzione familiare, divenne ben presto un punto di riferimento per gli intellettuali dell’epoca. La sua abitazione privata divenne un centro intellettuale in cui studiosi, espatriati greci e collaboratori si incontravano, discutevano, correggevano bozze, consumavano pasti e alloggiavano.
In questo periodo furono stampate, oltre alla fortunata grammatica greca Erotémata di Costantino Làscaris, le opere di Aristotele e il dizionario greco-latino. Manuzio si rese conto che la sola pubblicazione di testi greci non era più sufficiente, poiché occorreva tenere presente gli sviluppi della cultura latina e italiana.
Nel 1499 uscì la celeberrima opera Hypnerotomachia Poliphili, attribuita al domenicano Francesco Colonna, considerata uno dei capolavori tipografici di tutti i tempi, per quanto era completamente estranea al programma editoriale di Aldo, che firmò il volume ma non vi aggiunse una prefazione di suo pugno.
Nel biennio 1501/1502, dopo aver avuto una donazione di terre da Alberto Pio e dopo aver presentato domanda di privilegio alla Repubblica di Venezia, Aldo impresse all’attività editoriale una svolta decisiva in quanto cominciò a stampare libri in-ottavo di piccolo formato, utilizzando il carattere corsivo, predisposto dal suo collaboratore, geniale artigiano bolognese, Francesco Grifo, con i raffinati e rigorosi volumi di Virgilio e Orazio, stampati nel 1501. I testi greci, latini e italiani non solo erano curati dai migliori filologi del tempo, ma erano presentati privi di commento. Queste edizioni rappresentano il vero prototipo del libro moderno, in formato detto enchiridii forma (forma manuale) per l’agevole praticità.
Grazie agli intensi rapporti di collaborazione e di amicizia con letterati ed artisti del tempo, Manuzio fondò nel 1502 l’Accademia Aldina dedicata agli studi greci, in cui era d’obbligo l’uso della lingua greca: luogo di incontro, di scambio e di dibattito che poggiava sui pilastri della cultura classica. In questa associazione di intellettuali, che si riunivano nella sua casa, accolse i più grandi studiosi dell’epoca come Erasmo da Rotterdam, Battista Egnazio, Marco Musuro, Thomas Linacer, Scipione Forteguerri, Girolamo Aleandro, Marin Sanudo, Marcantonio Sabellico, Pietro Bembo e dotti greci fuggiti da Bisanzio.
Manuzio con la collaborazione dei suoi amici e soci riuscì a organizzare una efficiente impresa industriale e commerciale, capace di avere una dimensione europea e a trasformare le sue geniali intuizioni, inerenti la natura e il futuro del libro a stampa, in un vero e concreto successo.
In questo periodo, per rendere unici e riconoscibili i suoi prodotti editoriali, Aldo Manuzio utilizzò per la prima volta il celebre marchio l’àncora e il delfino accompagnato dal motto latino festina lente (affrettati con calma). Questo simbolo, ancora oggi il più noto fra tutte le marche tipografiche, stava ad indicare con l’àncora la solidità e la costanza, con il delfino la velocità e la speditezza. L’àncora, arrotondata con variazioni grafiche, restò per distinguere le edizioni aldine anche durante l’attività editoriale svolta dal figlio Paolo (1512 -1574) e dal nipote Aldo il Giovane (1547-1597).
Manuzio, inoltre, introdusse l’uso dell’asterisco, per indicare i passaggi che non riusciva a ricostruire dai diversi manoscritti e adoperò l’explicit editoriale, Venetiis in Aldi Romani Academia, come formula finale di commiato dei testi.
A 56 anni Manuzio, liberato dal voto fatto per la peste contratta, sposò la giovane ventenne Maria, figlia dello stampatore Andrea Torresano, dalla quale ebbe cinque figli. Abbandonata momentaneamente Venezia, Aldo intraprese un viaggio in Lombardia per reperire manoscritti antichi inediti. Arrestato per errore, perché sospettato di rapina, presso Mantova, fu liberato e ricevette toccanti scuse scritte, la restituzione dei bagagli e della cavalcatura e fu inoltre risarcito di denaro, vesti e cavalli.
Gli ultimi anni dell’attività editoriale furono proficui, come se egli avesse voluto offrire il meglio di se stesso, presagendo l’imminente fine della sua esistenza. Morì a Venezia il 6 febbraio 1515 lasciando i figli ancora bambini. Con la sua morte l’attività tipografica non si interruppe in quanto Andrea Torresano e gli amici collaboratori continuarono, con fedeltà assoluta, il lavoro e l’impegno condiviso fino ad allora con Aldo. La stamperia passò sotto la direzione del suocero Torresano che l’amministrò diligentemente fino a quando la solida impresa editoriale fu diretta dagli eredi familiari.
L’illustre cronista di Venezia, Marin Sanudo, ha tramandato con cura e precisione il percorso della malattia e della morte di Manuzio. Le esequie avvennero nella chiesa di san Paterniàn, dove fu esposto il corpo “con libri attorno” e dove fu pronunciata l’orazione “in sua lode” da Raffaele Regio, vecchio professore di “belle lettere” presso l’università di Padova. Fu sepolto, per volontà espressa nell’ultimo testamento, a Carpi dove voleva che la famiglia, dopo la sua morte, si trasferisse.
Aldo Manuzio fu una persona molto operosa e generosa che pensava, con la sua attività di imprenditore illuminato, di poter essere utile all’umanità, stampando libri per gli studiosi di tutta Europa. Fu cordiale con gli amici, intransigente con se stesso e con i collaboratori. Spirito libero e indipendente, abile negli affari e nei rapporti umani, mai prono verso i potenti, fu un uomo straordinario, diverso dagli altri, un umanista dalla rilevante statura intellettuale che visse in un’epoca di instabilità politica, di conflitti e di calamità e perseguì il sogno di risvegliare ed emancipare la società attraverso la cultura.
La vita e l’opera di Manuzio sono da inquadrare nel contesto geografico, storico e culturale in cui ha operato come umanista: la Venezia rinascimentale, città di passaggio obbligato tra Occidente e Oriente, capitale di un grande Stato e di traffici mediterranei, centro propulsore della stampa a caratteri mobili e dell’editoria.
Aldo Manuzio è stato un grande umanista dalla vocazione pedagogica, un uomo dell’umanesimo dalla vocazione imprenditoriale e un umanista dalla statura europea.
Le innovazioni tecnologiche
Con Aldo l’editoria si fa arte
Nell’arte tipografica Aldo Manuzio ha manifestato una grande disponibilità alla sperimentazione e alla innovazione, introducendo numerose novità tecniche che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della stampa. Nel corso della sua pluriennale attività di stampatore, Aldo manifestò cura e impegno nell’inventare e nell’utilizzare vari tipi di carattere per i libri da stampare sia in lingua greca e latina che in lingua ebraica e in volgare, e non disgiunse mai i problemi tecnici dalla questione dell’editoria.
Manuzio diede costantemente un valido contributo ai mutamenti tecnico-formali dell’arte tipografica, che vanno dai caratteri al formato, dalla composizione della pagina e del marchio tipografico alle illustrazioni, dai frontespizi agli ornamenti, dalla legatura alla tiratura. La fama di Aldo tipografo è legata a questa serie di scelte tecniche che portarono a qualificare sempre meglio la sua produzione tipografica e a sviluppare l’arte della stampa, mestiere che richiedeva fantasia, inventiva e ardimento imprenditoriale.
Manuzio non ha solo perfezionato la scoperta di Gutenberg, ma ha inventato caratteri tipografici nuovi che, nei primi anni, furono modellati su quelli contemporanei dei manoscritti.
Un’importante innovazione tecnologica nella storia della tipografia e della scrittura è stato il carattere tipografico corsivo, inciso da Francesco Grifo e utilizzato da Manuzio per le sue edizioni. Questo carattere era caratterizzato da una lieve inclinazione verso destra, e la sua forma era ispirata alla scrittura usata dalle varie cancellerie italiane e dagli umanisti dell’epoca; era un carattere leggibile anche in dimensioni ridotte, che si prestava molto alla stampa di testi classici di piccolo formato.
Il carattere corsivo, leggero e allungato, chiaro ed elegante consentiva di guadagnare spazio e di stipare interi testi in poche centinaia di parole e permetteva la stampa di edizioni più economiche, in uno spazio più ristretto, anziché in-folio o in-quarto. Il carattere corsivo, compatto e gradevole, rese il libro per la prima volta maneggevole e facilmente trasportabile e, di conseguenza, un prezzo più accessibile per un pubblico più vasto.
Nel contesto delle innovazioni tecnologiche Aldo apportò una vera e propria rivoluzione nel campo dell’editoria per avere stampato classici greci e latini nel piccolo formato in-ottavo composti con il carattere tipo cancelleresco. L’invenzione tipografico-editoriale degli enchiridi rese Manuzio un precursore del libro moderno e, per le scelte intelligenti e raffinate, i suoi prodotti tipografici furono utili per lo studio ed ebbero grande successo tra i maggiori intellettuali dell’epoca.
Il formato in-ottavo segnò il cambiamento più innovativo in campo editoriale e determinò la nascita delle edizioni aldine, contrassegnate da un’àncora e un delfino, molto apprezzate per il nuovo formato di dimensioni ridotte. Questo tipo di formato permise la pubblicazione di volumi con tirature fino a tremila copie, a prezzi accettabili, che perfino gli studenti potevano acquistare. Il libro con questa innovazione tecnologica diventò un veicolo di cultura fruibile da più persone e in ogni luogo e le edizioni economiche furono - e sono ancora oggi - parte della storia della cultura europea.
La marca tipografica del delfino attorcigliato a un’àncora, accompagnata dal motto Festina lente fu un’altra innovazione tecnologica che doveva servire oltre che come segno di riconoscimento e sigillo di garanzia, anche a difendere le stampe dalle contraffazioni, Il simbolo, unitamente al motto, ha fatto sì che Manuzio fosse considerato uno degli iniziatori della moderna produzione pubblicitaria.
Dotato di raffinato gusto, Aldo Manuzio cercò di scegliere bellissime carte, inchiostri perfetti per pubblicare su finissime pergamene esemplari speciali che, rilegati in marocchino nero, rosso o verde, con sobrie decorazioni, formavano volumi di straordinaria bellezza ed eleganza.
Le illustrazioni e i fregi conferirono una particolare bellezza tipografica ai libri stampati da Manuzio. Nella stampa delle sue pregevoli opere, consapevole che la diffusione del libro era strettamente legata alla bellezza del prodotto, Aldo attribuì una notevole importanza alle varie tecniche dell’incisione che gli permisero di abbellire le edizioni e di raggiungere livelli alti di raffinatezza estetica.
Il libro ornato e illustrato era già una caratteristica della tipografia veneziana, ma Manuzio manifestò interesse e cura per le illustrazioni soprattutto con la Hypnerotomachia Poliphili , che molti considerano il più bel libro illustrato del Rinascimento.
La legatura dei primi libri a stampa fu più austera che sobria, ma non tardò a diventare un importante elemento decorativo, segno di distinzione dell’editore e/o proprietario del libro che personalizzava così la sua biblioteca. L’incremento della produzione del libro introdusse nell’officina tipografica la nuova figura artigianale del legatore che, con la sua opera, contribuiva alla confezione del volume e rendeva il manufatto pregevole. Anche Manuzio, nel curare in ogni particolare la stampa dei libri, si interessò della legatura editoriale con un fregio impresso, creando con gusto e perizia uno stile facilmente riconoscibile e imitato in tutta Europa.
Con Aldo Manuzio l’artigianato tipografico divenne arte e le sue edizioni, con le innovazioni tecnologiche utilizzate nella stampa, sono ancora oggi considerate grandi capolavori di tutti i tempi.
I meriti di Aldo Manuzio
L’umanista letterato greco Marco Musuro ha scritto che Aldo Manuzio fu un «meraviglioso uomo che mettendo a servizio delle pubbliche le ragioni private, non risparmiando alcuna spesa, quasi non sottraendosi a nessuna fatica, profuse il proprio denaro e prodigò la propria vita, per riguardare alla comune utilità degli studiosi».
Fornito di spirito imprenditoriale nella promozione della cultura attraverso il libro stampato, Manuzio, uomo attento alle innovazioni, ha dato uno straordinario contributo alla crescita culturale dell’umanità e un apporto ampio e variegato alla storia dell’editoria. Con lui l’impresa editoriale diventa arte e nella sua stamperia nasce il concetto di editore moderno. L’opera di Aldo ha avuto un ruolo cardine nella storia dello sviluppo della stampa e un enorme influsso nella società letteraria e politica dell’epoca, intuendo nel modernissimo strumento un fattore di cambiamento, un sistema più efficace per divulgare la cultura classica, le opere erudite e i testi dei contemporanei.
Manuzio è considerato in relazione alla diffusione del sapere e allo spirito umanistico - rinascimentale il punto più luminoso della cultura per l’erudizione e per la sapiente restituzione dei testi attraverso il recupero, la raccolta e lo studio delle opere antiche. Scrive l’illustre studioso Martin Lowry: «I servizi resi da Aldo alla cultura consistono meno nel miglioramento della qualità dei testi, che nell’aver egli grandemente ampliato la quantità di materiale disponibile per lo studio in generale»
Aldo intuì la grande potenzialità della stampa come nuovo medium e mezzo di divulgazione della cultura e delle idee, in tempi rapidi e in forma capillare, e il valore sociale della comunicazione attraverso le opere stampate della classicità. Con i suoi tratti di operosità e di generosità, Manuzio, animatore dell’impresa tipografica, fu capace di intuire le esigenze del pubblico e, come innovatore, fu di esempio per tutti gli stampatori nei secoli poiché riuscì a organizzare una vasta rete di diffusione di libri stampati e a richiamare lettori al di là della cerchia ristretta della sua città di adozione.
Le sue principali qualità si manifestarono nella tenace volontà a perseguire obiettivi nell’assoluta libertà d’iniziativa e nella particolare disponibilità a nuovi esperimenti che lo portarono a essere protagonista delle trasformazioni culturali e tecniche più importanti del tempo.
Manuzio riuscì a coniugare cultura e creatività, a portare avanti con impegno il grande sogno di diffondere le opere greche in lingua originale e ad attuare il programma culturale con la consapevolezza che il libro, bene culturale prodotto emblematico dell’età moderna, era anche una risorsa economica. Con spirito imprenditoriale seppe reperire fondi e produrre cultura, convinto che essa fosse un bene e che nella produzione culturale dovessero intervenire persone competenti in tutti i vari aspetti.
Fu uno dei primi intellettuali umanisti a intuire che, per diffondere il più possibile cultura, fosse necessario produrre edizioni economiche, accessibile al maggior numero di persone, ed ebbe fiducia nella forza civilizzatrice della letteratura per la quale si prodigò non tanto per ragione di lucro quanto per amore dell’arte e delle lettere.
Manuzio per le sue edizioni maneggevoli e poco costose, appositamente prodotte per rendere il libro accessibile anche ai meno abbienti, è stato il fondatore del libro popolare, uno dei padri precursori della comunicazione di massa. La nascita del libro tascabile ebbe enormi conseguenze nel privilegiare l’istruzione, consentendo a molti ceti sociali dell’epoca e a quelli futuri l’apprendimento di una cultura, prima di allora, limitata a una ristretta cerchia di pochi eletti. Egli intuì che i libri economici potevano portare alla crescita del numero dei lettori desiderosi di conoscere e a costruire una società migliore e pacifica.
Con la diffusione del libro a stampa e con la possibilità di realizzare numerose copie perfettamente identiche, l’opera editoriale di Aldo contribuì notevolmente alla standardizzazione della lingua scritta e alla definizione delle lingue nazionali.
Nel febbraio del 1496 nella tipografia veneziana di Aldo Manuzio fu pubblicata un’opera del giovane umanista Pietro Bembo, il dialogo De Aetna, in cui apparivano per la prima vola, in un testo stampato in caratteri latini, il punto e virgola, la virgola di forma moderna e l’apostrofo e venivano usati in maniera innovativa gli accenti, creando un modello che si sarebbe diffuso nelle varie lingue europee. Fu questo uno dei contributi più significativi che diede alla redazione tipografica la definitiva sistemazione della punteggiatura nei testi stampati. In America si festeggia la festa della punteggiatura il primo venerdì di ottobre dal 1999 (il World Smile Day).
Altri meriti di Aldo Manuzio si possono rintracciare nell’aver portato la stampa ai massimi splendori, nell’aver dato un contributo all’invenzione di caratteri tipografici (il corsivo) e nell’aver migliorato la tecnica tipografica creando nuovi modelli librari in grado di rispondere alle richieste di un mercato in espansione e alla concorrenza di numerosi operatori del settore. Il valore delle edizioni aldine non fu soltanto nell’eleganza dei caratteri e nella diligenza del lavoro tipografico, quanto nella precisione e accuratezza dei testi e nella costante preoccupazione di seguire le pubblicazioni con scrupolosità. Le edizioni aldine, infatti, oltre ad essere da sempre oggetto di estrema attenzione da parte dei collezionisti e dei bibliofili, hanno continuato sino a tutt’oggi a fornire un punto di riferimento molto importante e ineludibile per editori e tipografi.
Nell’avventuroso viaggio nell’editoria, il merito maggiore di Manuzio consistette nel creare sinergia tra risorse economiche, competenze tecnico-professionali e capacità intellettuali. Infatti, insieme a Pier Francesco Barbarigo e Andrea Torresano, seppe far interagire con determinazione economia, tecnica e cultura e trovare per la sua impresa un solido capitale iniziale e protezioni in grado di garantire la circolazione dei libri e i tecnici specializzati nella “divina” arte della stampa.
Aldo riuscì a far diventare Venezia un punto di riferimento europeo, una potenza culturale capace di crescita economica, estetica ed etica attraverso l’attività produttiva della stampa ad alto valore simbolico e pratico, poiché comprese subito che la stampa era un vettore meritevole di essere valorizzato.
Un altro dei meriti principali che portò Aldo al successo fu il senso di ampia cooperazione che egli riuscì ad avere e organizzare con il mondo letterario e con gli uomini di cultura dell’epoca. Fu capace di legare a sé nell’attività editoriale i migliori umanisti ed ellenisti e suscitare un entusiasmo di collaborazione fra amici e collaboratori. La sua bottega di stampatore fu un luogo di incontro per molti intellettuali e letterati, una sede animata di discussione, di elaborazione e produzione della cultura. Egli, permeato di cultura umanistica, sentì fortemente la necessità del confronto interpersonale, l’utilità della cooperazione per la ricerca della verità e creò legami di reciproca solidarietà.
Nella sua bottega artigianale seppe creare un’atmosfera di cooperazione intellettuale tra amici e studiosi, tra curatori e compositori partecipi dell’impresa editoriale diventata, col tempo, centro culturale di scambio di idee e di conoscenze. Riuscì a creare intorno a sé un ambiente attivo che portò alla produzione delle edizioni aldine come risultato di un lavoro di équipe ben programmato, interdipendente e unito. Le regole dell’arte tipografica per Manuzio e i suoi amici collaboratori diventarono uno stile e l’espressione di un raffinato artigianato.
Con la ventennale laboriosità Manuzio diede un incomparabile apporto per salvare dall’oscurità tanti manoscritti ed ebbe l’ulteriore merito di aver voluto trasmettere il più vasto patrimonio culturale dell’antica Grecia, mettendo a disposizione della cultura occidentale i risultati di anni di ricerca e di attività intellettuale svolti in ogni angolo d’Italia e dell’Europa.
Ebbe omaggi, riconoscimenti e attestati di merito da parte di insigni personalità della cultura europea come Tommaso Moro che riconobbe, con gratitudine, il debito verso l’illustre stampatore veneziano e l’importanza che ebbero le edizioni aldine sull’umanesimo inglese. L’influenza dell’attività culturale di Manuzio si avvertì anche nei Paesi di lingua tedesca soprattutto fra gli studenti che frequentavano le università. In diverse città della Germania vi erano librai che diffondevano le opere stampate nell’officina veneziana, dimostrando così il profondo influsso che Manuzio ebbe nella vita intellettuale tedesca, soprattutto per gli studi greci portati avanti dai componenti della Societas Rhenana del gruppo di Heidelberg. Manuzio riuscì a raggiungere le élites intellettuali e sociali in molte parti dell’Europa e a conquistare fama in Francia, Spagna, Austria, Ungheria e Polonia.
Un altro merito è stato quello di aver contribuito a far nascere un mondo nuovo della formazione e della comunicazione tra gli esseri umani basato sulla presenza del libro stampato e caratterizzato da una maggiore diffusione del sapere.
Il suo prestigio, come produttore di libri a stampa e promotore del verbum umanista, con il passare dei secoli si è sempre più diffuso e arricchito, poiché il libro è considerato ancora oggi, nonostante la presenza di potenti strumenti tecnologici, audiovisivi e informatici, strumento insostituibile di comunicazione e pertanto fattore e simbolo di cultura.
Aldo Manuzio, modello insuperabile nella storia della stampa e icona della nobile tradizione dell’arte tipografica per l’eleganza dei libri stampati, per l’acume critico nella ricerca e nello studio degli antichi codici e per l’incremento dato alle humanae litterae, è annoverato tra le maggiori personalità dell’Umanesimo e del Rinascimento, tanto che Carlo Dionisotti ha scritto: «Di lui non si è parlato né si parla mai abbastanza».
A questo grande maestro umanista di largo respiro europeo, che ha saputo coniugare in modo originale, i valori della cultura classica con l’invenzione tecnologica della stampa, molto deve la cultura italiana, europea e universale perché ha reso gli uomini più liberi.