Amava la sua famiglia d’origine, il figlio Francesco, gli amici fraterni, gli artisti, il suo lavoro di protezione dei beni culturali e ambientali presso l’Università della Tuscia, Viterbo la sua città. Manuela Feliziani se n’è andata ancora giovane, dopo una malattia crudele che lei ha combattuto con tutte le sue forze, ma non è riuscita a sconfiggere.
Il suo volto dolce, tendenzialmente sorridente venato di malinconia, incorniciato da capelli neri ricci e lunghi che esaltavano quel corvino naturale di cui era orgogliosa, veniva sempre incontro per porgere femminilità, professionalità, dignità. Laureata in storia dell’arte con specializzazione nella tutela dei beni culturali e ambientali, svolgeva anche il compito di guida per la visita di Viterbo e dei monumenti della città. Si è impegnata a lungo nella promozione di progetti per la valorizzazione artistica del territorio. Giovanissima, ha iniziato a studiare e a collaborare con gli artisti per inserire opere d’arte nel bosco, nei giardini, facendo del linguaggio della natura il pretesto di originali creazioni artistiche. Molto importante il suo rapporto con Daniel Spoerri per la creazione del giardino HIC TERMINUS HAERET in Toscana, a partire dalla fine degli anni Novanta. Altrettanto importante il sodalizio con Francesco Narduzzi, di cui ha curato alcune importanti installazioni all’aperto nel territorio della Tuscia.
Ha collaborato con la rivista “L’albatros” fin dalla sua fondazione, nel lontano 1998, ed ha pubblicato interessanti saggi proprio sul rapporto natura e arte, mettendo sempre al centro della sua indagine l’intervento misurato e rispettoso dell’uomo e dell’artista nella valorizzazione del territorio. «L’arte come risultato dell’amore reciproco tra l’esistente naturale e il prodotto dell’agire» amava ripetere. «Il segreto dell’artista è sentirsi parte integrante ed essenziale di questo ordine cosmico al quale appartiene qualsiasi microcosmo: terra, acqua, aria, pianta che sia. L’artista deve operare per esaltare questo equilibrio e non per alterarlo, anche quando i suoi intenti sono positivi».
Come sostiene Platone, «Il bello è difficile» e di questa difficoltà Manuela ha saputo fare la sua forza di studiosa e di storico dell’arte, al fine di ottenere risultati che ne concretizzassero il valore. Proprio perché tutte le azioni belle sono anche buone e una cosa bella e buona è anche piacevole. La scomparsa di Manuela Feliziani lascia un vuoto che non sarà facile colmare, proprio per la particolarità del suo impegno culturale e artistico e la disponibilità al dialogo e alla ricerca.
Agostino Bagnato
Roma, 8 febbraio 2016