Dopo decenni di vuoto d’iniziative, le sorti della storia dell’arte nell’area della Sabina Romana sono nelle mani di due coraggiose donne: Lucrezia Rubini, storico e critico d’arte e Valentina Cipollari, archeologa. Il punto di riferimento è il settecentesco convento del S. Michele a Montecelio, antichissimo borgo medievale sorto sulle rovine di antiche civiltà del ferro e del bronzo e sugli abbondanti lasciti romani, di cui la celeberrima Triade capitolina è la testimonianza più straordinaria.

Lucrezia Rubini ha iniziato oltre dieci anni fa la sua battaglia per affermare il diritto del territorio cornicolano e sabino ad avere un suo polo artistico legato alla contemporaneità. Non si è limitata alla predicazione e alla protesta, ma è passata ai fatti, chiedendo agli artisti con cui entrava in contatto, italiani e stranieri, di donarle un’opera d’arte, da curare con l’associazione, che aveva nel frattempo costituito con il marito, l’architetto Giorgio La Bianca, per creare il primo nucleo del museo di arte contemporanea di Guidonia Montecelio. E’ nato così il GASM, il Gruppo Artisti del S. Michele che, anno dopo anno, si è arricchito ed ampliato fino a superare cento opere donate al futuro museo.

Oggi il museo è realtà. Dopo le esposizioni temporanee, seguite da incontri e dibattiti presso la sede dell’antico convento del S. Michele, è arrivata finalmente la decisione del Comune di mettere a disposizione il piano superiore del complesso per l’allestimento permanente delle opere d’arte contemporanea. L’inaugurazione è avvenuta sabato 18 luglio 2015, alla presenza di un grande numero di pittori, scultori, grafici, di studiosi e di appassionati di arti visive.

La cosa è in sé è di grande interesse. Parliamo di un territorio che risente della presenza ingombrante di Tivoli e del suo straordinario patrimonio storico, archeologico, monumentale e artistico, per cui affermare una propria identità dopo decenni di urbanizzazione forsennata che ha contribuito alla creazione della conurbazione di Roma e alla nascita, di fatto, della città metropolitana. Eppure, la tenacia, la costanza e la professionalità di Lucrezia Rubini e di tanti suoi amici hanno avuto la meglio. Ma quante resistenze sono state vinte, a livello amministrativo! Ma alla fine il Comune ha compreso il rigore metodologico della proposta di creare il museo permanente e la validità artistica e culturale dell’operazione nel suo complesso.

Ma l’operazione è ancora più rilevante se si tiene conto che il complesso del S. Michele ospita la Triade capitolina. Sì, la celeberrima scultura del II secolo d. C., rinvenuta proprio nel territorio di Guidonia Montecelio, in località Inviolata. Scavata clandestinamente all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, trafugata in Svizzera e poi recuperata dal Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico dell’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, è l’unica scultura che rappresenta Giove, Giunone e Minerva, seduti e con i simboli del loro status ai piedi: aquila, pavone, civetta. Un vero capolavoro, unico nel suo genere. Non si conoscono altre opere simili, tanto che è stato difficile, al momento della scoperta della vendita illegale, identificare di cosa si trattasse. Nessuno aveva mai visto una cosa simile! Il culto di Giove capitolino è antichissimo, come testimonia il tempio eretto sul colle del Campidoglio. Con l passare del tempo, si è aggiunto il culto di Giunone e di Minerva, ma le statue erano collocate separatamente. Nel caso della Triade, nome che non ha riscontro nella Roma antica perché risale al momento del rinvenimento e dello studio da parte degli archeologi e degli storici dell’arte, le tre divinità sono sedute su una panca, Giove al centro con i fulmini stretti nella mano destra, Giunone sulla sinistra e Minerva sul lato destro. Una novità assoluta da fare impazzire tutti per la sorpresa e l’emozione.

Dopo il recupero e il restauro, l’opera è stata esposta ai Musei capitolini di Roma, destando stupore e ammirazione tra gli studiosi di tutto il mondo e tra il pubblico. Si è scatenata la battaglia tra Ministero dei Beni Culturali, Musei capitolini e Sovrintendenza archeologica di Roma per la destinazione dell’opera. Anche il comune di Guidonia Montecelio, del tutto privo di strutture museali, si è affacciato nella discussione, dicendosi pronto a mettere a disposizione una struttura apposita. Gli amministratori pensavano proprio al complesso del S. Michele che era in corso di restauro, grazie ad un apposito fondo della Comunità Europea. In attesa, la Triade è approdata allo splendido Museo della Civiltà Prenestina di Palestrina. Finalmente il 27 aprile 2012 la Triade tornava a casa, non proprio nel terreno dove aveva dormito per 1.800 anni circa, ma sulla sommità della collina che domina la campagna e l’agro romano e intravede quel «colle fatale» su cui sorge il Campidoglio, le cui divinità sacre onora così misteriosamente e con assoluta prepotenza.

L’inaugurazione del museo di arte contemporanea è pertanto l’occasione per parlare con i protagonisti di questa avvincente avventura culturale, che fa onore alla passione e alla  professionalità di tanti studiosi.

 

INTERVISTA ALLA RESPONSABILE DEL MUSEO CIVICO “RODOLFO LANCIANI” DI GUIDONIA MONTECELIO

Valentina Cipollari, giovane archeologa specializzata in geografia antica, è stata incaricata dal Comune di Guidonia Montecelio di sovrintendere alla gestione del Museo “Rodolfo Lanciani” dove è stata collocata la scultura. In occasione dell’inaugurazione della galleria permanente del Gruppo Artisti del S. Michele, le abbiamo rivolto alcune domande, alle quali ha risposto con piacere. La ringraziamo della disponibilità.

Domanda: La scoperta della cosiddetta Triade capitolina è stato un grande evento culturale. Dove è stata rinvenuta?

Risposta: La scultura è stata rinvenuta nel corso di scavi clandestini nella zona dell’Inviolata, in un terreno di proprietà privata. Attualmente il terreno è una discarica pubblica.

 

A che età risale la scultura?

Il culto di Giove è antichissimo, come si sa, ma non è stato mai rinvenuto alcun manufatto che rappresenti insieme Giove, Giunone e Minerva. Si presume che la scultura possa risalire al II secolo d.C., al periodo degli Antonini. L’antico proprietario, un patrizio di ampia cultura e di gusto raffinato oltre che devoto alle divinità sacre di Roma,  possedeva sicuramente una villa nella zona. Non dimentichiamo che l’area è contigua all’ager di Tivoli, così ricco di ville fin dal III secolo a. C.

La sistemazione definitiva ha concluso una lunga discussione tra le autorità politiche e gli esperti del Ministero dei Beni Culturali e della Soprintendenza archeologica. Il fato che un’opera così unica nel suo genere si trovi lontano dalle mete del turismo culturale può nuocere?

Il comune di Guidonia ha combattuto la sua battaglia per avere la disponibilità della scultura, come avvenuto per altri ritrovamenti, a cominciare dalla Sicilia. Per questo è stato attrezzato l’ex convento del S. Michele che, del resto, si trova in una posizione panoramica che rappresenta un richiamo notevole.

Quanto sono i visitatori all’anno?

Non tantissimi, debbo dire. Ma il mio compito è di promuovere quante più iniziative possibili per richiamare i visitatori.

Quando ha assunto il suo incarico?

Soltanto lo scorso febbraio. Ho un contratto di collaborazione con il Comune come conservatore del Museo Rodolfo Lanciani.

 

Perché il museo è stato intitolato a Rodolfo Lanciani?

Come lei sa, Lanciani è il più importante geografo e archeologo italiano. La sua famiglia è originaria di Guidonia Montecelio, come attestano le prime fonti risalenti al XVII secolo. A metà Ottocento, la famiglia si è trasferita a Roma, dove è nato appunto Rodolfo.

 

Quali altri reperti archeologici ospita il museo?

Ci sono moltissimi reperti rinvenuti nel corso di scavi condotti dal Gruppo archeologico locale. Si tratta di materiali di grande importanza per la ricostruzione della storia dell’intero territorio e della civilizzazione cornicolana. Esistono notevoli testimonianze dell’età del bronzo e alcuni vasi del X secolo a. C. che testimoniano lo sviluppo dell’età del ferro.

 

L’apertura della galleria di arte contemporanea può rappresentare una sinergia per progettare e condurre una politica culturale unitaria?

Penso proprio di sì.

 

Su quali presupposti?

Il fatto di trovarsi nello stesso edificio costituisce un’occasione in più per lavorare insieme. Con Lucrezia Rubini, direttrice del GASM, il rapporto è ottimo. Possiamo creare e sviluppare intese nel reciproco interesse.

 

Lei come vede l’ipotesi di creare un centro per la storia dell’arte della Sabina romana, facendo leva sulla disponibilità di tanti artisti contemporanei che hanno testimoniato l’attenzione per attività periferiche rispetto ai grandi centri del mercato dell’arte?

Mi sembra una iniziativa eccellente.

 

Nel passato è stata portata avanti a Genazzano in occasione del restauro del Castello Colonna e a Valmontone con la sistemazione definitiva di Palazzo Pamphilj. Poi sono mancate le risorse finanziaria necessarie…

I fondi sono sempre un problema. Ma bisogna avere anche tanto entusiasmo e non lasciarsi scoraggiare.

 

E’ quello che dovrà fare lei, se vuole avere successo.

Sono per natura entusiasta del mio lavoro e positiva come carattere. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. Questo mi hanno insegnato la famiglia e i professori con cui ho studiato.

 

Dove si è laureata?

Ho compiuto gli studi universitari a Roma 3, poi ho svolto un master con Alessandro Maria Chiaia all’Università “La Sapienza”, con cui sono stata in missione in Iran. Si è trattato di una esperienza molto importante.

 

Molte grazie per la sua disponibilità e buon lavoro.

 

INTERVISTA CON LUCREZIA RUBINI, RESPONSABILE GRUPPO ARTISTI DEL S. MICHELE

L’incontro con Lucrezia Rubini è contrassegnato dalla lunga amicizia e dalla stretta collaborazione con chi scrive. E’ una donna di grande personalità, colta, impegnata a crescere sul piano professionale per arricchire il suo curriculum già particolarmente meritorio.

Domanda: Lucrezia, oggi il tuo sogno è finalmente realtà. L’inaugurazione dell’allestimento permanente della mostra di arte contemporanea ti ha visto impegnata su molti fronti per tanti anni. Sei soddisfatta?

Risposta: Moltissimo, non solo per me, ma anche per tutti coloro che hanno creduto in questo progetto e mi hanno sostenuta in questi anni. Innanzitutto mio marito Giorgio La Bianca, gli artisti, i membri  dell’Associazione “La cera di Dedalo”, i tanti amici che ci hanno aiutato concretamente ed hanno creduto nella nostra politica di promozione democratica della cultura e specificamente dell’arte.

 

Perché il nome La cera di Dedalo?

D’altra parte, cavalcando le ali di Dedalo, abbiamo sempre creduto nel paradosso delle utopie, rese possibili dal lavoro, l’impegno, la passione, la competenza, proprio come il mitico personaggio.

 

Sul piano locale, il tuo programma di dare sostanza a quella che tu chiami «democrazia dell’arte» si è finalmente concretizzato. In cosa consiste questo progetto che stai portando avanti da circa quindici anni?

A mio avviso la fruizione dell’arte non è una semplice opportunità  di educazione permanente universalmente condivisibile, ma un vero e proprio diritto, da tutelare e promuovere, affinché tutti possano avvicinarsi all’arte, poiché l’arte, oggi più che mai, apre prospettive inedite di analisi critica della realtà: in questo senso essa è strumento di partecipazione democratica e consapevole alla vita della civis.

 

Quali sono state le iniziative più importanti in questi anni?

La collezione  è stata accolta per la prima volta nell’ex convento di San Michele nel 2005; negli anni la collezione  è cresciuta arrivando ora  a comprendere circa 70 opere, in continuo incremento.

Nel 2005,  nel complesso c’era al piano  primo, dove ora è accolta la collezione, una  scuola di comunicazione e abbiamo allestito al pian terreno, nello spazio che ora è occupato dal museo, riqualificando così il sito sin da allora ad un uso culturale e storico-artistico,  recuperando, anche, gli spazi che in precedenza erano stati occupati dalla scuola materna: abbiamo provveduto a pulire il pavimento e le vetrate. a scartavetrare e ridipingere le pareti. Negli anni  successivi abbiamo continuato ad allestire mostre, con un ciclo dal titolo “Arte nel chiostro”, che si inseriva nella più ampia manifestazione “Arte in piazza”, sempre organizzate dall’associazione “La cera di Dedalo”.

 

Come ha preso forma il Gruppo degli artisti del S. Michele e attraverso quali iniziative si è sviluppato e consolidato?

Nell’ambito delle tante mostre che hanno coinvolto gli artisti, che fanno parte del Gruppo GASM, sempre organizzate dall’associazione “La cera di Dedalo”, e sempre nell’ambito dei cicli “Arte in piazza” e “Arte nel chiostro”, per limitarmi solo a quelle tenute nel complesso del San Michele, sono da ricordare: nel 2005 “Dentro/fuori/attraverso”, nel 2006 “Singolare/plurale: dall’individuale all’universale”, nel 2008 “Aria vento volo: dimensioni eteree dell’arte”, nel 2009 “Dalla terra al cielo: dal primordiale all’infinito”, nel 2010: “GASM. Il gruppo degli artisti del San Michele. Collezione e Primo Manifesto”,  nel 2011: “GASM. Collezione Internazionale e Secondo Manifesto”, (la stessa mostra a gennaio 2012 è stata presentata alle Scuderie Estensi a Tivoli). Infine nel 2013 con la mostra “Terra Madre”, itinerante nel sistema museale “Med’Aniene”, la collezione è stata accolta, fra il 24 marzo e il 23 giugno, nei musei: della “Civiltà Contadina Valle dell’Aniene” a  Roviano, “delle Culture” a Riofreddo,  delle “Tradizioni musicali” ad Arsoli.

 

Quali artisti hanno manifestato il maggior interesse per questo progetto?

Tutti gli artisti, che hanno donato le loro opere, hanno sempre creduto in questo progetto e mi hanno manifestato la loro solidarietà e il loro affetto. Molti  artisti stranieri, di cui due non li conosco ancora personalmente e con cui comunico solo via mail, sanno essermi vicini e capaci di incoraggiarmi e apprezzarmi, con un’apertura mentale, che non ha pari in Italia.

 

Hai ottenuto sostegni e suggerimenti da parte di studiosi e di intellettuali?

Certamente, moltissimi mi hanno aiutata sia direttamente e concretamente, sia indirettamente, con insegnamenti, suggerimenti, incoraggiamenti, riconoscimenti; non posso non ricordare gli artisti Placido Scandurra, Ennio Calabria, i compianti Nunzio Bibbò e Bertina Lopes, tanti studiosi locali, direttori di riviste specialistiche (tra cui te stesso), galleristi, curatori di mostre e tutti i docenti, che con gli studi mai dismessi, mi forniscono conoscenze, competenze e professionalità.  

 

Com’è il rapporto con le autorità locali?

Buono, dal momento che tutto ciò è stato possibile realizzarlo proprio grazie alla sensibilità di una politica locale intelligente e lungimirante, che sin dagli anni Duemila aveva individuato il sito come “centro polivalente”, quale è ora, in quanto contiene la biblioteca comunale, l’archivio storico ed una collezione di paleontologia, qualificandone perciò la valenza di museo “civico”, nel senso più ampio del termine, in cui chiunque può trovare opportunità diverse. Nella realizzazione del nostro progetto è stata però determinante la volontà del sindaco Eligio Rubeis, che è stato anche il cofirmatario dei due “Manifesti”, in cui sono dichiarati gli intenti e la filosofia estetica del gruppo (altri firmatari, oltre alla sottoscritta, furono Giorgio La Bianca, presidente dell’Associazione, il maestro Ennio Calabria e te stesso).

 

Qual è l’impatto con la Triade? 

Il fatto di trovarsi accanto la scultura romana detta “Triade capitolina” suscita una grande emozione. E’ così? Come pensi che possa essere intrecciata una sinergia tra due realtà così lontane, ma comunque affascinanti per il loro valore in sé, testimonianza del proprio tempo?

Il sito offre potenzialità di conoscenza storico-artistica di tipo diacronico, che spazia dalla preistoria, l’archeologia, ma anche l’età rinascimentale e moderna per il complesso stesso, per approdare al contemporaneo, con la collezione GASM, che a  questo punto, colgo l’occasione per ridenominarla “Galleria d’Arte San Michele”. Abbiamo sempre creduto nella sinergia del confronto tra realtà storico-artistiche diverse, ma congruenti, che creino link inediti di rilettura reciproca di antico e moderno. In tal senso con la dott.ssa Cipollari abbiamo già organizzato visite guidate abbinate tra sezione archeologica e sezione contemporanea e del complesso tutto, che ha suscitato grande interesse e partecipazione. In tal senso sto preparando un progetto di formazione di guide, che siano in grado di presentare il complesso in tutte le sue specificità.

 

Come giudichi l’idea che possa essere costruito un progetto per la storia dell’arte della Sabina romana, che faccia del complesso del San Michele e quindi del GASM un punto di riferimento e di attrazione? Tu stessa ne hai parlato in qualche occasione?

Non mi limiterei alla Sabina, ma aprirei prospettive a tutta la Valle dell’Aniene, visti i contatti che abbiamo creato con le mostre itineranti già tenute; inoltre si dovrebbe creare una rete, della quale il nostro museo civico potrebbe essere il polo (e quindi l’iniziativa dovrebbe partire da Guidonia Montecelio) con i musei già esistenti nei comuni vicini di Monterotondo e Sant’Angelo Romano, oltre a quelli della Valle dell’Aniene. Infine sarebbero da curare rapporti di collaborazione - superando i piccoli provincialismi- con Tivoli, con uno sguardo, infine, alla limitrofe Roma: è tutto possibile, bastano solo volontà politica e tanto lavoro.

 

Potrebbero essere coinvolti anche Palombara Sabina e le sue attività legate al cinema e altre realtà locali, sempre rispondenti alla storia delle Sabina romana?

Penso di aver già risposto a questa domanda.

 

Pensi di coinvolgere la Regione e il Mibac per questo eventuale progetto?

Nelle nostre mostre già avevamo impostato progetti con la Regione, che facessero del San Michele un polo della Regione, proprio per la specificità regionale e mondiale della collezione; alla stesso modo avevamo parlato di diaspora, centripeta e centrifuga, delle opere del GASM, che poi è approdata concretamente nel ciclo di mostre itineranti, che hanno portato il “marchio San Michele” in tutta la Valle dell’Aniene. Noi presenteremo progetti e offriremo esperienza, competenza e, come riteniamo di aver dimostrato, anche capacità, ma poi il supporto politico da parte dell’amministrazione comunale sarà fondamentale e speriamo che continuerà in questa direzione.

 

Ti faccio i migliori auguri per nuovi successi.

 

Agostino Bagnato

Questo sito web fa uso di cookie tecnici 'di sessione', persistenti e di Terze Parti. Non fa uso di cookie di profilazione. Proseguendo con la navigazione intendi aver accettato l'uso di questi cookie. To find out more about the cookies we use and how to delete them, see our privacy policy.

  I accept cookies from this site.
EU Cookie Directive Module Information