Di Agostino Bagnato

Il volto di Viktor Aleksandrovič Sosnora è tagliato da lame sapienti di luce e ricomposto in forme e strutture di materia secondo la lezione cubo-futurista. Il giovane poeta leningradese, all’inizio degli anni Sessanta del XX secolo, compie la prima esperienza letteraria importante, richiamando l’attenzione della critica più impegnata. Dopo Triptich (Trittico) è la volta di Vsadniki (I cavalieri), pubblicati entrambi nel 1960 sulla rivista Literatura i zizn’ (Letteratura e vita) con la presentazione del poeta Nikolaj Aseev. In particolare quest’ultima opera, dedicata alla Rus’ e alla nascita e allo sviluppo del Principato di Kiev, alla tradizione bizantina eredita dai discendenti di Cirillo e Metodio, padri dell’alfabeto e della lingua paleoslava. Le tematiche storico-religiose sono affrontate in modo completamente nuovo rispetto alla tradizione. Lo storico dell’arte e della cultura della Russia Dmitrij Sergeevič Lichačëv si accorge del poeta e lo include in una raccolta poetica dedicata ai Šestidesjatniki.(I rappresentanti degli anni Sessanta).


Michail Kulakov nel suo studia in Umbria, 2010

Tra i giovani che frequentano gli ambienti progressisti di Leningrado e di Mosca c’è il giovane scenografo e pittore Michail Kulakov, a cui Sosnora è legato da sincera amicizia. Il legame non sarà mai interrotto, a riprova della solidità delle convinzioni e delle scelte artistiche compiute dai due giovani. L’affacciarsi sulla scena letteraria di Sosnora coinvolge Kulakov come illustratore, secondo la migliore tradizione russo-sovietica. Ma il pittore non si limita all’illustrazione, vuole andare oltre, come segno di amicizia e di stima verso il poeta.

Ed ecco la matita di Kulakov tracciare sulla carta i tratti di Sosnora. Nascono volti taglienti, come scolpiti nel marmo. E’ la lezione cubo-futurista rivisitata attraverso le ultime acquisizioni in opposizione al mondo del realismo figurativo e in particolare di quello che coltiva i canoni del realismo socialista. Guardare in tratti di Viktor Sosnora tracciati dalla mano sicura di Michail Kulakov è una lezione di storia dell’arte. Il pittore Pavel Annenkov aveva adottato il metodo geometrico d’ascendenza cubista e ne aveva ricavato esempi innovativi che proseguiva a coltivare stancamente nell’esilio parigino. Al contrario, Kulakov inventa la sua maniera ritornando alla semplicità assoluta in cui si nasconde la sicurezza magistrale dell’artista che sa cogliere gli aspetti più profondi dell’animo umano e trasferirli in immagini. Nel caso di Sosnora, oltre all’intelligenza, emergono la forza di volontà e la determinazione di volere stupire, tornando alla provocazione dei primi futuristi russi del majakovskiano manifesto “Schiaffo al gusto del pubblico”. E’ la costante di tutta l’esistenza futura di Sonora che si sostanzia nella matita di Michail Kulakov. Ed il segno della grandezza del pittore che cerca la propria strada e la trova nel ritorno allo spirito dell’Avanguardia più che nella provocazione. Ma i due amici sono alimentati da una linfa vitale che trova le sue radici nella storia della Russia più che nel guardare all’Occidente ed alle forme sperimentali più avanzate, sul piano della forma come su quello del linguaggio. Il tratto più significativo di questo legame è proprio l’ancoraggio alla cultura della terra d’origine, mai rinnegata anche quando viene stravolta e reinventata.

Viktor Sosnora entra di slancio tra i poeti della nuova generazione, distinguendosi tuttavia dai più acclamati Evtušenko, Voznesenskij, Achmadulina, Aksionov, Okudžava, Vysockij, Roždestvenskij. I grandi poeti e scrittori della generazione rivoluzionaria, sopravvissuti alla devastazione staliniana, sono ormai pochi. Boris Pasternak non c’è più e le sue opere subiscono una sorta di ostracismo a causa del romanzo Doktor Živago che gli è valso il Premio Nobel nel 1958; Il’ja Erenburg ha un guizzo notevole con Ottepel’, il romanzo dedicato al «disgelo», ma dopo Ljudi Gody žizn’ (Uomini anni vita) non ha più niente da dire; Aleksandr Tvardovskij si attarda sulla strada del formalismo lirico e civile; Michail Šolochov continua a rievocare i tempi eroici e tragici della collettivizzazione; Konstantin Simonov si esercita nel patriottismo sulla Velikaja Otečestvennaja Vojna (Grande guerra patriottica), argomento di una schiera infinita di scrittori e di poeti; Konstantin Paustovkij non riesce a superare le barriere del realismo, anche se la sua narrativa leggera e poetica è un magistrale esempio di scrittura. Anna Andreevna Achmatova è la grande regina della poesia russa, circondata oramai da un’aureola di grandezza pur nella solitudine, continuando a rappresentare la tradizione migliore della Russia del secolo d’oro, quello di Puškin, Lermontov, Tjutčev, Nekrasov, e quella dei primi del Novecento con Belyj, Esenin, Blok. Ma è il punto di riferimento dei giovani poeti leningradesi e non solo, che si ritrovano nel suo piccolo appartamento sul canale Fontanka.

In questo scenario che risponde ai canoni proclamati dall’Unione degli Scrittori, l’irrompere sulla scena di un poema come Vsadniki ( I cavalieri), dedicato alla Rus’ kieviana, è una novità assoluta dopo Velemir Chlebnikov. La poesia libera da ogni schema, frantumata nella parola a sé stante, fino al fonema più ridotto, non poteva sfuggire al grande storico Lichačëv che nel 1969 dedica al giovane poeta un lungo e circostanziato saggio. Ma non è facile proseguire su quella strada di sperimentazione, di provocazione, di rottura della tradizione. Sono gli anni in cui all’interno dell’Unione degli Scrittori si scontrano due concezioni opposte: alla folta schiera dei seguaci del realismo socialista, si oppongono pochi coraggiosi artisti che dopo la scomparsa di Anna Achmatova nel 1966, si ritrovano isolati. Soltanto Lichačëv e qualche altro studioso e critico sostiene la necessità per la letteratura sovietica di trovare altre forme espressive, magari riannodate alla grande tradizione dell’inizio de secolo XX.

Da parte sua Michail Kulakov imbocca la strada del rinnovamento del linguaggio e della forma nelle arti visive. Non un ritorno al primitivismo e all’acmeismo, ma un salto assoluto verso un modo nuovo di dipingere: senza imitare l’Action painting americana, il giovane scenografo diventa protagonista dell’informale e dell’astrattismo sovietici, divenendo a tutti gli effetti il principale esponente della Seconda Avanguardia Russa del Novecento. Per lunghi anni ignorato ed isolato, Kulakov si dedica all’illustrazione di libri e alla scenografia teatrale, continuando in solitudine la sua straordinaria ricerca espressiva. Il suo saggio Pis’ma k sebe (Lettere a se stesso) costituisce una testimonianza delle ricerca interiore che lo porta alla scelta di dipingere mediante un gesto unico e irripetibile, vera rivoluzione della tecnica.

Tra il 1964 e il 1965 Viktor Sosnora e Michail Kulakov si recano in Siberia. Nei pressi di Novosibirsk si trova la famosa «Akademgorodk», la cittadina degli Accademici e dei membri Corrispondenti dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica. I due giovani non sono affatto accademici nello stile, ma le autorità consentivano che gli Accademici potessero conoscere le forme espressive artistiche eterodosse, non riconosciute ufficialmente. Ed ecco Sosnora recitare i propri versi di fronte ai severi e paludati accademici, mentre Kulakov dipinge la grande serie dedicata ai fiori, intitolata Sibirskie cvety (I fiori della Siberia), esposta alla Casa degli Scienziati. Il soggiorno non è privo di conseguenze, in particolare per Michail Kulakov che stringe amicizia con alcuni autorevoli membri dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, tra cui Levrentiev, Zacharov, Pëtr Kapica che diventano appassionati collezionisti delle sue opere d’arte. A riprova di questa interiore corrispondenza culturale e umana, il matematico Pëtr Kapica, insignito nel frattempo del Premio Nobel per la matematica, è testimone delle nozze insieme a Lilija Brik, di Michail Kulakov con Marianna Molla, giovane italiana di origini russe.


Anni ’60. Viktor e Misha

 

Per Viktor Sosnora e Michail Kulakov bisogna attendere la perestrojka e soprattutto la glasnost’ per avere in primi riconoscimenti. Se alcuni pittori moscoviti si ritrovano nel bosco di Byca per esporre le proprie opere, sfidando le autorità che distruggono con i bulldozer le installazioni, dando origine al gruppo «Bulldozer», altri si ritrovano negli appartamenti privati dove dipingono e soprattutto espongono le proprie tele e sculture, dando vita all’«Apartament Art». Lo stesso accade per il teatro e il cinema, mentre la grande tradizione musicale subisce una battura d’arresto, portando i maggiori interpreti e compositori a lasciare la Russia per potere esprimere se stessi in piena libertà.

Michail Kulakov si è trasferito nel frattempo in Italia, ma nel 1989 espone le sue opere in una memorabile mostra a Mosca nella sale del Manež, iniziando un percorso di crescenti riconoscimenti e successi. In Russia e in Italia è considerato il principale esponente della Seconda Avanguardia russa. Sosnora prosegue la ricerca sul linguaggio, spingendosi verso forme sempre più avanzate, di difficile lettura per chi non è esercitato alla poesia sperimentale, destando sempre attenzione ma restando tuttavia marginale nel mondo letterario leningradese

Ma chi è Sosnora? Non tutti sanno che negli anni del Festival di Poesia nell’ambito dell’Estate Romana, il Poeta è stato a Roma ed ha partecipato ad alcuni recital. Ha potuto viaggiare molto all’estero, contrariamente a tanti altri artisti sovietici. Iosif Brodskij è uno di questi. Erano gli anni dell’ascesa di Andrej Tarkovskij come regista cinematografico, che dopo il Leon d’oro al Festival di Venezia nel 1961 per il bellissimo film Detstvo Ivanova (L’infanzia di Ivan), rappresentava l’intelligencija progressista nel mondo, al pari di Evgenij Evtušenko. Ma anche Sosnora ha potuto visitare molti paesi, compreso gli Stati Uniti, suscitando interesse per lo sperimentalismo dei suoi versi. Ma più cresceva l’attenzione all’estero per la sua poesia, in patria continuava a restare uno sconosciuto, ignorato dalle autorità letterarie e quindi dalle edizioni statali. L’unico modo per fare conoscere la sua creatività era il Samizdat, la pubblicazione di copie dattiloscritte, la cui circolazione restava comunque limitata. Sosnora è stato impegnato anche nella narrativa, con romanzi di carattere storico come Dve maski (Due maschere) nel 1976 dedicato a Caterina la Grande e Spasitel’naja otečestva (La società della salvezza) del 1984, oltre che nella rivisitazione di figure come Deržavin do Deržavina (Deržavin prima di Deržavin) e soprattutto con Gde, Medeja, tvoj dom? (Dov’è Medea, la tua casa?) sul mito degli Argonauti. Nel 1986 è il momento di un impegnativo lavoro di ricerca tematica con Vlastiteli i sud’by in cui l’autore dichiara di trattare «literaturnye varianty istoriceskich sobytij» (Varianti letterarie di avvenimenti storici), sorta di compendio della visionarietà di Sosnora.

L’impegno nella prosa prosegue dopo la glasnost’ con opere come Den’ zverja (Il giorno della bestia) nel 1996 di genere grottesco, Dom dnej (La casa dei giorni) nel 1997 fino alle opere di aperta avanguardia come Kniga pustot nel 1998 e Kamni Negerep nel 1999. Anche le opere teatrali composte negli anni Sessanti vengono stampate nel 1996 con il titolo Remont morja (Riparazione del mare). Ma si è già alla vigilia del crollo del comunismo e Sosnora osserva la dissoluzione dell’Unione sovietica senza prendere apertamente parte alle vicende letterarie del tempo. Comincia un lento processo di riconsiderazione e apprezzamento anche delle opere poetiche che vengono pubblicate, mentre si moltiplicano i premi letterari e le onorificenze. Un esempio della luminosità della sua poesia sono i versi posti in epigrafe al catalogo della mostra di Kulakov alla Galleria Tret’jako nel 2008: «Isskustvom pravjat prascury i besy. / Chudožnik tol’ko iskorka iz bezdny» (Governano l’arte gli antenati e i demoni. / L’artista è solo una piccola scintilla dall’abisso).

Ritratto di Viktor Sosnora fatto da Mikhail Kulakov negli anni Sessanta a Leningrado

 

Quando scompare, nel 2019, all’età di 83 anni, è riconosciuto come l’interprete dello sperimentalismo linguistico e dell’avanguardia poetica del Secondo Novecento. Michail Kulakov è nel frattempo scomparso nel 2017 in Italia, all’età di 84 anni, dopo una lunga degenza in ospedale a Terni. Negli anni precedenti era proseguita la crescente attenzione della critica russa ed internazionale. Testimonianza di questa straordinaria affermazione è la grande mostra antologica tenuta alla Nuova Galleria Tret’jakov di Mosca, che lo ha consacrato come il più importante pittore della Seconda Avanguardia Russa del Novecento. Anche la figura di Viktor Sosnora era nota in Occidente, ma a causa delle estrema difficoltà di traduzione, poche composizioni erano note in Italia. «La produzione letteraria di Viktor Sosnora, dai primi agli ultimi testi, evolve seguendo l’evoluzione della stessa lingua, della quale accoglie non solo le varianti, ma persino le involuzioni» scrive Noemi Albanese, studiosa dell’Università di Roma “Tor Vergata”, uno dei rari testi dedicati alla poesia di Sosnora. Nel 1982 la studiosa russa Lidija Zubova scriveva che «dai versi di questo poeta è possibile studiare la storia della lingua nelle sue diverse manifestazioni e guardarne il possibile futuro. La storia della lingua si manifesta in Sosnora a tutti i livelli, dalla fonetica alla sintassi». Queste parole confermano che in piena epoca sovietica Sosnora era studiato e conosciuto in una ristretta cerchia di studiosi, mentre le sue opere erano boicottate dalla case editrici statali. L’unico mezzo per comunicare era il samizdat che hanno utilizzato migliaia di artisti, scrittori e poetici sovietici. Ad alcuni di loro è toccato lasciare la Russia per trovare all’estero un terreno più fertile.

Noemi Albanese, al termine del suo saggio su Sosnora, annota che «Il complesso apparato ritmico e metrico, presente tanto nei versi quanto nella prosa, si accompagna ad una tropizzazione estrema e porta lo scrittore, allo stesso tempo a metà tra avanguardia e tradizione e lontano anni luce da entrambi, a ricodificare l’intero sistema letterario ribadendone il valore. E’ una lingua densa, a livello di ricerca formale e di memoria letteraria, ma mai satura, in grado di creare testi che si addensano in reti di significati estremamente connessi e nuovi, che si generano l’uno dall’altro e creano un nuovo modello di mondo». I. V. Chonukaeva annoterà nella biografia di Sosnora in Russkie pisatelej i poety, nel 2001, che la sua importanza sarà sempre crescente nella poesia russa contemporanea.

E’ un percorso che trova analogie nella pittura di Michail Kulakov, fin dagli anni giovanili, come detto in precedenza. Per questo i due artisti russi costituiscono una sorta di binomio inscindibile. E così è giusto ricordarli poco tempo dopo la scomparsa di entrambi e riconoscere la necessità di proseguire lo studio e la conoscenza di queste due grandi figure dell’intelligencija che onorano la cultura.

Agostino Bagnato

Roma, 28 luglio 2020

 

Ritratto di Viktor Sosnora

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