Mikhail Koulakov nello studio a Vallicciano, 2010
Mikhail Koulakov ha deciso di voltare pagina, per sempre. Ha preso una tela di robusta canapa, l’ha montata su un telaio di nodoso pino e ha delimitato, come al solito, lo spazio dell’actio artistica. Ha sciolto i colori nella ciotola quotidiana e li ha colati sulla tela, compiendo un solo gesto, unico nella creazione del dipinto, scaturito dalla meditazione e dal caso, come tante altre volte. Ed ha deciso di scrivere al fondo della colatura rigidamente controllata, la parola Fine. «Koнeц» (Konec), nella sua lingua, il russo di Puškin, di Lev Tolstoj, di Anna Achmatova, di Iosif Brodskij.
Se n’è andato un grande artista russo del Novecento, uno dei protagonisti della “Seconda avanguardia”, legato all’astrattismo e all’action painting.
Mikhail Koulakov era nato a Mosca nel 1933, si era formato negli anni del «disgelo» e apparteneva al gruppo degli artisti non conformisti, invisi al regime sovietico. Ha pagato l’isolamento imposto dagli ambienti ufficiali; costretto a esporre le proprie opere in locali privati, tipici dell’Aptart, è riuscito ad affermarsi come voce autentica del contrastato rinnovamento nella pittura sovietica. Nel 1974 è giunto in Italia, grazie al matrimonio con Marianna Molla, splendida ragazza appartenente a una famiglia russo-italiana e dopo un breve soggiorno a Roma, ha deciso di vivere a Vallicciano, in Umbria, dove ha trascorso il resto della vita. La terra di Francesco d’Assisi, fatta di zolle fertili, di erbe sapide, di alberi rigogliosi e di uomini dediti alla fatica e all’onore: questa terra egli ha onorato in ogni modo, perché gli ricordava la Russia arcaica, quella dell’obščina, delle comunità contadine legate alla gleba da cui non ci si affranca per decreto.
Si è spento all’ospedale di Terni, all’alba del 15 febbraio 2015.
Aveva tanti progetti in testa e nel cuore. Li ha lasciati in eredità a tutti coloro che lo hanno onorato e lo hanno apprezzato come artista e come uomo.
Ora non c’è più e noi abbiamo il dovere di ricordarlo come un protagonista del nostro tempo e del faticoso cammino che l’uomo contemporaneo cerca di percorrere per conseguire quegli obiettivi di pace, comprensione e integrazione, di armonia e di felice leggerezza che sono ingredienti sostanziali della civiltà dell’essere e non dell’apparire, in cui Koulakov credeva fermamente.
Grazie, Miša! Quanto ci hai dato è un regalo che dobbiamo ancora imparare a scoprire, ad apprezzare, di cui sentirci onorati. Ti dobbiamo ringraziare per il coraggio rappresentato dalla tua esistenza e per la creatività del tuo agire artistico: l’uno e l’altra fanno di te un vero protagonista del nostra tempo. «Прoщaй» (Proščaj!). Addio!
Agostino Bagnato
Roma, 15 febbraio 2015