Carissimo Gioacchino,
non so come raggiungerti dove ti trovi da qualche ora. Non lo so proprio! Come faccio a parlarti ancora? Quale magia elettronica potrà metterci ancora in contatto? Non so se le lacrime che mentre scrivo mi bagnano gli occhi sono di dolore per la tua scomparsa o di disperazione per non sapere dove ti trovi. Come potranno trascorrere i mesi a venire senza la certezza delle tue informazioni, del tuo equilibrio, della tua burbera ironia… Tu eri sindaco di Carpineto e io agitatore di contadini e coloni miglioratari: ci siamo capiti subito. Nel Consiglio regionale del Lazio e poi nella Giunta ci siamo trovati fianco a fianco e gli anni sembrava non dovessero mai passare. Eppure, siamo diventati uomini e anziani, facendo della nostra vita una lapide per scolpire emozioni, sogni, passioni e qualche errore. Perché non ti ho telefonato un’ultima volta, pur sapendo che stavi male? L’ho fatto probabilmente per risparmiarti la fatica della conversazione, ma anche per distrazione. Ci riteniamo sempre impegnati per ordinare il mondo e invece perdiamo d vista noi stessi e i nostri elementari doveri.
Buon viaggio, Gioacchino. Volgi lo sguardo a questa terra che ci accolse e ci nutrì. Il tuo insegnamento umano e politico, l’esempio della tua vita onesta e operosa, il lascito della tua generosità ci aiuteranno a sarchiare il campo che ci resta davanti. Addio!
Agostino Bagnato