Intervista di Agostino Bagnato
Franco Ferrarotti, foto l'albatros
Il più importante sociologo italiano ed uno degli esponenti più noti della sociologia a livello mondiale, giudica quello che sta accadendo negli Stati Uniti d’America. Giudizio a caldo, mentre infuriano gli scontri politici e legali tra il presidente uscente Donal Trump e Joe Biden, vincitore delle elezioni presidenziali. Franco Ferrarotti, di cui l’editore Marietti ha recentemente pubblicato l’opera omnia in sei volumi, dall’alto della sua lunga esperienza e della straordinaria capacità di guardare il futuro, esprime le proprie valutazioni sulle elezioni presidenziali della principale potenza del mondo occidentale. Sempre disponibile al dialogo, anche questa volta ha espresso le proprie opinioni con chiarezza e fermezza, augurandosi che nelle prossime settimane la disputa tra i contendenti si concluda, per il bene dell’America e del mondo.
Professore Ferrarotti, lei conosce bene gli Stati Uniti. Ha soggiornato a lungo e insegnato nelle più prestigiose università, ci torna ancora spesso. Come giudica la campagna elettorale appena ultimata, senza che ci sia ancora l’annuncio ufficiale del vincitore? Joe Biden appare clamorosamente in testa anche in importanti Stati che nel passato hanno sostenuto il Partito Repubblicano.
Ciascuno dei candidati dichiara d avere vinto le lezioni e di essere il presidente degli Stati Uniti d’America per i prossimi quattro anni. E’ paradossale che Trump si ostini a negare l’evidenza dei fatti e non abbia espresso le proprie congratulazioni al vincitore Biden.
Ma il risultato finale e ufficiale non c’è ancora, anche se tutti gli indicatori dicono che sta per arrivare. Joe Biden sarà dichiarato Presidente degli Stati Uniti d’America…
Trump non accetta il risultato elettorale e sta facendo di tutto per ostacolare la conclusione delle elezioni. Crede di essere stato ingannato, di avere subito dei brogli… Ingannato da chi, imbrogliato da chi? La verità è che non vuole uscire di scena e sta mettendo in atto azioni legali contro tutti. Non si è mai vista una cosa simile.
Qual è il suo giudizio su Trump?
E’ un uomo difficile da giudicare. Sul piano della persona, incarna l’americano di successo e vincitore di sfide imprenditoriali importanti; sul piano politico, il suo comportamento è quello del padrone.
Ha cambiato opinione continuamente su argomenti strategici e temi di grande rilevanza sociale. Basti guardare come ha affrontato la pandemia, provocando con il suo comportamento superficiale un vero disastro per il suo Paese. Eppure, negli Stati dove il contagio è stato maggiore e dove rsi registra il maggior numero di vittime, Trump ha preso molti voti ed ha vinto le elezioni.
Quali sono state le principali caratteristiche della politica di Trump?
Non ha dato seguito agli accordi per la difesa ambientale, a cominciare dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. I cambiamenti climatici sembra che non gli interessino, come se fossero problemi d’altri paesi e nazioni.
E’ nemico dell’Europa che vuole distruggere sul piano politico ed economico. Ha cominciato con l’imposizione di dazi doganali su tutte le produzioni strategiche dell’industria manifatturiera ed agroalimentare, oltre che contrastando strategie e alleanze internazionali, senza proporre nessuna alternativa al multilateralismo. Il suo isolazionismo ha assunto i caratteri di un vero e proprio sovranismo, La sua politica ha sconvolto il libero mercato ed ha accentuato la tendenza degli americani a volere fare da soli.
Ha rotto l’accordo sul nucleare con l’Iran, provocando un’azione destabilizzante in tutto il Medio Oriente. Ha mantenuto il tradizionale rapporto positivo con Israele, per fortuna.
Ha abbassato le tasse, come aveva promesso in campagna elettorale quattro anni fa che lo hanno visto trionfare nel mondo degli affari, ma il distacco sociale si è ulteriormente dilatato. La riduzione delle tasse è andata ad esclusivo vantaggio dei ricchi che sono diventati più ricchi. E tra i primi c’è proprio Donald Trump.
La sua politica ha messo in crisi le organizzazioni mondiali, non soltanto di rappresentanza come le Nazioni Unite, ma anche gli organismi operativi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la FAO (Food and Agriculture Organization), l’UNESCO. Anche sul piano militare ha compiuto scelte improvvide, come il ritiro dall’Iraq, dalla Siria e dall’Afghanistan, gettando nel caos l’intero scacchiere. Si è disinteressato della Libia, lasciando campo libero di manovra a Turchia e Russia, con le conseguenze che si vedranno nei prossimi anni. Compreso la gestione dei flussi migratori, che avrà l’Italia come principale vittima.
E infine, ha messo in crisi la stessa Alleanza Atlantica e la Nato con la sua politica di disimpegno rispetto ai precedenti accordi. Sembra che abbia dimenticato che l’esistenza dell’Alleanza Atlantica ha garantito pace e stabilità in Europa, oltre che un contributo per il mantenimento della pace in aree strategiche del Pianeta.
Un giudizio sostanzialmente negativo, si può dire…
Un uomo che ha quella responsabilità e che si comporta in maniera così disinvolta, non è affidabile.
Però, tutto quello che ha fatto risponde al suo programma iniziale: America first! Fare quello che serve all’America e che chiedono gli elettori. E’ il sovranismo, di cui Trump è il principale stratega operativo, facendo di tutto perché si possa diffondere nel mondo occidentale, a cominciare dall’Europa. Ha avuto seguaci importanti come Boris Johnson in Inghilterra, Viktor Horban in Ungheria, Jair Bolsonaro in Brasile. In Italia Matteo Salvini cerca di seguirne le orme. Trump risponde semplicemente ai suoi elettori e ai sostenitori. Neanche al Partito Repubblicano rende conto di quello che fa. Tanto che alcuni ambienti repubblicani pensano di abbandonarlo al suo destino. Figurarsi se un uomo così potrà tenere in conto il giudizio degli altri… Professor Ferrarotti, non è forse così?
Sì, è il sovranismo di cui Trump è la più importante espressione. Questo suo potere di trascinamento ha la base tra gli agricoltori e i grandi allevatori del Midwest, tra gli operai delle industrie tradizionali, dall’automobile al tessile, tra i minatori, tra le professioni. E’ un fenomeno che andrà studiato meglio per poter adottare politiche economiche e sociali in grado di affrontare e superare la crisi devastante della pandemia. Biden ha seguito ed ha vinto nelle grandi città e negli Stati delle due coste, nelle classi medie e tra gli intellettuali e gli artisti. Questi ultimi, a quante pare, non si vogliono impegnare più di tanto, al di là del semplice appoggio elettorale. Nessuno si vuol mettere in gioco, come nel passato ha fatto Ronald Reagan per i Repubblicani, modesto attore diventato Governatore della California e poi Presidente degli Stati Uniti. Joe Biden dovrà fare i conti con l’America profonda, se il risultato elettorale sarà confermato, come pare ormai sempre più evidente.
Come se ne uscirà?
Platone sosteneva che non bisogna dare il potere a chi non lo vuole. Ma neanche a chi lo vuole a tutti i costi. Donald Trump ha dimostrato in questi anni di volerlo a tutti i costi e lo sta confermando il suo comportamenti attuale. Non ha esperienza politica e lo ha dimostrato, ma è un uomo che non ragiona molto perché agisce d’impulso.
Cosa vuol dire, che non lascerà la Casa Bianca?
Non credo che si arriverà a vedere l’esercito che toglierà Donald Trump dalla Casa Bianca, quando tutti i verdetti saranno pronunciati. Né che si verificheranno tumulti e scontri violenti. Potranno esserci manifestazioni di protesta dove Trump ha maggior seguito. Ma non credo che si andrà oltre, anche se Trump alimenterà la divisione sociale, facendo leva sulla natura bianca della popolazione degli Stati Uniti. L’America resta sempre la più importante democrazia del mondo e non si potrà permettere di vedere alterati i comportamenti che sono alla base della sua grandezza. Basti pensare che soltanto negli Stati Uniti è stato possibile eleggere Presidente un uomo di colore, quasi un meticcio, come Barack Obama, nato e cresciuto alla Haway in una famiglia il cui capostipite era originario dal Kenya. Dove altro è possibile una cosa del genere? La vice di Biden è ugualmente proveniente da una famiglia non completamente bianca. In questo scenario, che si potrebbe definire “meticciato” di razze, religioni, culture, costumi e modi di vivere, sta la forza e l’avvenire dell’America. Perché a questa realtà così varia e dinamica corrispondono un’economia e un modo di produrre e di consumare sempre più condiviso ed esteso, la cui influenza nel mondo sarà sempre rilevante. Ecco perché la politica sovranista di Trump ha provocato danni nelle relazioni di amicizia e di collaborazione con il resto del mondo.
Il futuro dell’America e la sua grandezza stanno proprio su questa visione del mondo. Biden avrà molto da lavorare su questo terreno. Ma dovrebbe avere le carte in regola per riuscire nell’intento. Ha una lunga esperienza politica e parlamentare alle spalle, è stato vice di Barack Obama e conosce il funzionamento e i meccanismi delle istituzioni. Conosce bene la politica estera e sicuramente cercherà di rilanciare la multilateralità quale scenario delle relazioni tra l’America ed il resto del mondo, a cominciare della Russia e dalla Cina. Ma non farà sconti, perché gli interessi americani saranno sempre sullo sfondo di ogni azione.
Cambierà la politica estera americana, secondo lei?
Non credo che ci saranno sostanziali cambiamenti rispetto al passato, salvo riparare i danni provocati dal ciclone Trump. L’America resta sempre il principale baluardo della democrazia nel mondo e lo ha dimostrato in questi lunghi anni seguiti al termine del secondo conflitto mondiale. Ci sono state contraddizioni ed errori, talvolta anche gravi, ma senza gli Stati Uniti il mondo non sarebbe quello che conosciamo. E l'Europa sarebbe stata la prima a pagarne un prezzo molto alto, politico, economico e culturale. L’Europa dovrà ringraziare sempre l’America per l’aiuto prestato al termine della seconda guerra mondiale e per le relazioni di amicizia e di cooperazione in ogni campo.
In conclusione, Professore, lei pensa che il trumpismo sia finito?
Io ritengo che Donald Trump ha chiuso con la Casa Bianca, ma la sua politica continuerà ad avere un seguito notevole nelle classi medio basse e nel mondo degli affari e della finanza. No, il trumpismo non è finito.
Grazie.
Agostino Bagnato
Roma, 12 novembre 2020
Franco Ferrarotti tra Agostino Bagnato e Ava Rombolà, sulla destra Enrico Bagnato