di Agostino Bagnato

Il governo presieduto da Giorgio Meloni ha ottenuto la fiducia ed entra nella pienezza dei poteri. È la conclusione naturale del processo politico di questi ultimi anni. Dal 2018 si sono succeduti tre governi espressione di maggioranze diverse. Intanto la sciagurata legge elettorale che porta il nome di Ettore Rosatio, ma che hanno votato in moltissimi cinque anni fa, ha fatto la differenza. Il governo presieduto da Mario Draghi ha fatto il resto, lasciando a Giorgia Meloni il campo dell'opposizione e al PD il compito di sostenerlo, anche nelle scelte meno popolari.


i ministri del governo Meloni

Il discorso programmatico della Presidente del Consiglo è stato generico e identitaria, da chi arriva per la prima volta e vuole farsi conoscere, anche se tutti sanno di chi si tratta e di che pasta è fatta. Non poteva essere diversamente per chi deve accondiscendere al mondo da cui proviene e di chi la sostiene, agli alleati e nello stesso tempo all'Europa, agli Stati Uniti, all'Alleanza Atlantica. Giorgia Meloni è stata brava ad evitare le insidie delle grandi aspettative, puntando sul riferimento ideale e ideologico di una destra che ambisce a essere moderna, liberale, conservatrice, identitaria.
Ma i problemi profondi vengono adesso, da domani mattina, di fronte alle emergenze del Paese. Qui si misura la novità del governo e la sua reale capacità di affrontare i nodi. Sarà molto difficile che le risposte possano essere date tempestivamente, le più urgenti di tipo operativo e le altre di inquadramento programmatico, a causa delle differenti vedute delle forze di maggioranza. Il Paese aspetta. Anche la tempestività sarà un elemento di giudizio sulla efficacia del nuovo governo.



E l'opposizione? Divisa in tre tronconi, farà molta fatica a incidere sull'azione dell'esecutivo e nello stesso Paese. Il PD è quello che soffre maggiormente, stretto tra il riformismo arrembante del Terzo Polo e il populismo del M5S a guida Giuseppe Conte. Un'opposizione debole e divisa è un vantaggio per la destra, ma un danno per lo stesso governo e soprattutto per l'Italia.


Nelle prossime settimane vedremo se Giorgia Meloni sarà davvero la positiva novità politica, al di là del merito di essere la prima donna a rivestire il ruolo di Presidente del Consiglio. Grazie soprattutto al ruolo storico di tante donne che hanno speso la propria esistenza per l'emancipazione femminile, per la parità di diritti civili e sociali, per la dignità, tra cui figure memorabili appartenenti alla sinistra come Anna Kuliscioff, Argentina Altobelli, Sibilla Aleramo, Tina Modotti, Camilla Ravera, Rita Montagna, Teresa Noce, Tina Anselmi, Nilde Iotti, Lina Merlin, molte partigiane combattenti e lavoratrici che hanno lottato per il lavoro, la libertà, la democrazia.

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