Venti. Venti morti di cui nove italiani. Non è la prima volta che accade un attentato terroristico. Ma è la prima volta che muoiono tanti civili italiani. Dove? A Dacca. Capitale del Bangladesh. A sud est del mondo. Bisogna cercare questa città sulla carta geografica nel vasto continente indiano per capire esattamente dove si trova questo poverissimo paese di 160 milioni di abitanti. Come sono morti? E perché? Uccisi all’interno di un ristorante nel quartiere della ambasciate nella capitale bengalese. Erano imprenditori giunti nel Bengala per produrre nel settore manifatturiero, per dare assistenza e solidarietà, per fare del bene. Ai bengalesi, innanzi tutto, offrendo lavoro e benessere; e poi a se stessi, alla proprie famiglie, al paese d’origine, l’Italia.

Ma perché sono stati uccisi? Perché non erano musulmani. Questa è la tragica verità, da quello che raccontano i testimoni sopravvissuti. Non conoscevano il Corano, non sapevano a memoria i versetti delle sure, non erano in grado di assecondare la follia fanatica e l’esaltazione sanguinaria degli assassini. Gli assalitori non sono duri soldati di ventura, pagati con i dollari del petrolio pirata del Califfato, ma sette ragazzi di buona famiglia bengalese, dotati di cultura universitaria, educati nelle migliore scuole. Parte della futura classe dirigente del Banladesh. Educati a cosa? Nella patria di Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace, si pensa subito ad una formazione basata sulla solidarietà, l’emancipazione dalla povertà e dallo sfruttamento. E invece, armati di fucili mitragliatori e di coltelli, questi giovani di buona famiglia hanno pensato di sterminare inermi stranieri e qualche connazionale per ragioni religiose. Hanno ucciso senza pietà, trasmettendo in diretta alcune scene riprese con lo iphone, terrorismo psicologico a livello planetario attraverso la rete. Pare che abbiano seviziato e amputato i corpi. Poi sono stati abbattuti dalle forze dell’ordine bengalesi che hanno fatto irruzione nel locale dopo ore di improbabile trattativa. Uno dei terroristi è stato catturato.

Perché Dacca? E’ stato un sobbalzo per tutti. La terra di Yunus, di Grameen bank, del microcredito, trasformata in un campo di terrorismo islamista, sotto l’egida di al Qaeda o dell’Isis che sia. Pochi sapevano che il Bangladesh è da anni attraversato da turbolenze politiche e religiose oltre che da violenze terroristiche. Ancora oggi le autorità negano ragioni di terrorismo religioso legate al Califfato di Al Baghdadi nell’attentato. Spiegano quelle stesse autorità che da decenni all’interno del paese c’è una lotta senza quartiere che mescola ragioni politiche a motivazioni religiose. La popolazione è per l’80% musulmana, il restante 20% diviso tra induisti buddisti.

Gli italiani sono presenti da molto tempo, sia come imprenditori, prevalentemente nel settore tessile, sia come operatori umanitari. Il messaggio di Yunus ha attratto energie positive da tutto il mondo e l’Italia non è stata da meno. Nessuno aveva fatto i conti con il terrorismo islamista, perché i bengalesi sono pacifici, laboriosi, creativi. In Italia c’è una vastissima comunità di immigrati dal Bangladesh, i cui membri sono in maggioranza impegnati nella gestione di negozi e chioschi di frutta e verdura, nella gestione di bar e pizzerie. Sono bene accolti in Italia proprio perché laboriosi e pacifici, rispettosi delle leggi e raramente coinvolti in attività criminali. E se tra questi giovani si annidassero fanatici oscuri, cellule dormienti di assassini, ragazzi fragili al messaggio della violenza che pare stia diventando una sorta di moda in tutto il mondo che legami con l’Islam radicale e che attrae proprio le intelligenze più fervide?

Oggi gli analisti che si stracciano le vesti nel dimostrare che i terroristi in Europa provengono dalle periferie abbandonate e disperate, sempre pronti a dare la colpa ai governanti, sono stati colti di sorpresa per quanto accaduto a Dacca. Sono rimasti stupefatti. Gli assassini sono tutti appartenenti alla buona borghesia. Verrebbe da dire, secondo una frustra sociologia, che sono figli della noia e della stanchezza di esistere. Nessuno aveva messo nel conto il fanatismo più acceso in località così lontane dal teatro della guerra santa. Se si pensa che la mente di tutto quanto è accaduto in Bangladesh sembrerebbe essere un emiro bengalese residente in Canada, si ha proprio la dimensione planetaria di questa guerra non dichiarata, ma che ormai si svolge in ogni dove, con tecniche e procedure mai conosciute prima. E quindi difficile da decifrare.

Rientrano le salme in Italia, tra qualche giorno. Onore ai caduti, al loro coraggio, all’intraprendenza. E’ il rito di sempre, doloroso e necessario. Cosa deve fare l’Italia? Ciò che ha detto Matteo Renzi: non mollare nella lotta al terrorismo, su tutti i fronti, non abbandonare la politica di internazionalizzazione dell’economia e della collaborazione, della solidarietà tra i popoli. Gli islamisti vogliono solo e proprio il contrario: isolare i loro paesi e i popoli, secondo una visione stragista e criminale dell’imperialismo, completamente superata dalla storia.

Chiudere le frontiere non è solo il sogno dei sostenitori della Brexit, ma anche di chi ha paura che possa essere tolto il velo alle donne, che guidare l’automobile è una conquista di civiltà, che esercitare la professione medica è un salto di qualità per l’esistenza umana, che la carne di maiale è buona come quella bovina e che l’alcool ricavato dalla fermentazione di uva e frutta è più salutare di tante droghe occulte. Ma chi riuscirà a insegnarlo a circa un miliardo e mezzo di persone?

 

Agostino Bagnato

Roma, 4 luglio 2016

Questo sito web fa uso di cookie tecnici 'di sessione', persistenti e di Terze Parti. Non fa uso di cookie di profilazione. Proseguendo con la navigazione intendi aver accettato l'uso di questi cookie. To find out more about the cookies we use and how to delete them, see our privacy policy.

  I accept cookies from this site.
EU Cookie Directive Module Information