di Alfonso Pascale
scrittore, studioso di problemi economici e della formazione

Alcuni dati geografici
L’Ucraina deriva il suo nome dal toponimo in lingua slava il cui significato è indicativo: u (“presso”) e kraj (“confine”), “sui confini, [terra] di confine”, toponimo di per sé evocativo della propria complessità in quanto tradizionale terra di cerniera tra Occidente e Oriente, tra Europa occidentale e steppe euroasiatiche.
L’Ucraina è una repubblica dell’Europa sud-orientale che, con un’estensione di 603.700 km², è il secondo Stato dell’Europa orientale per estensione territoriale, dopo la Federazione Russa. Confina con ben sette Stati: Moldavia e Romania a sud-ovest, Ungheria, Slovacchia e Polonia a ovest, Bielorussia a nord, Federazione Russa a est, e condivide le sponde del Mar Nero con Bulgaria e Turchia.


La Fortezza di Khotyn, in posizione strategica, quasi al confine con la Moldavia era – prima della guerra – una località di grande richiamo turistico.

Il Paese è in larga misura pianeggiante, con rilievi collinari nell’area occidentale come a sud-est, mentre le catene montuose si trovano esclusivamente nella zona meridionale della penisola di Crimea e soprattutto nell’area sud-occidentale dei Carpazi, con cime oltre i 2.000 metri d’altezza.
L’Ucraina è attraversata da diversi fiumi, coprotagonisti della sua storia avendo lasciato un’impronta importante nei suoi sviluppi sia commerciali che geopolitici; fiumi facilmente navigabili per via delle scarse pendenze. Corsi d’acqua che sfociano nel Mar Nero o che fanno parte del grande bacino del Dnepr, simbolo storico della stessa Ucraina, che scorre per 1.121 km sul suolo nazionale, seguito, in ordine di importanza, dal Dnestr con i suoi 925 km, dal Bug meridionale lungo 806 km e dal Donec di 700 km. I laghi naturali più estesi invece si trovano sostanzialmente nei pressi del delta del Danubio, prossimi al confine romeno, come il Lago Yalpuh (149 km²), il Lago Kagul (90 km²) e quello di Kugurluy (82 km²).
In Ucraina sono presenti anche due isole: la sottile e stretta isola di Džarylhač (56 km²) facente parte dell’oblast’ di Cherson, situata nel Mar Nero a ovest della Crimea, e la meno estesa isola di Chortycja (24 km²) nell’oblast’ di Zaporižžja, proprio dove i cosacchi fondarono i loro primi storici insediamenti, situata invece nella parte finale del Dnepr.
Il Paese è caratterizzato da un clima continentale temperato con una notevole escursione termica, con inverni rigidi ed estati piuttosto calde e moderatamente piovose; l’area meridionale che si affaccia sul Mar Nero gode invece di un clima dalle caratteristiche subtropicali.


Il bellissimo Castello di Odessa affacciato sul Mar Nero

Le regioni settentrionali, come Volinia, Podolia e Polessia, sono ricche di foreste ma anche di zone paludose, mentre le aree centrali e sud-orientali sono caratterizzate dalle famose steppe. Sono diffuse anche le cosiddette černozëm (“terre nere”), terreni pianeggianti di particolare fertilità e ricchi di minerali.
La rete stradale (169.422 km nel 2007) e quella ferroviaria (21.655 km, di cui solo 9000, tuttavia, elettrificati) sono discrete, ma necessitano di opere di ammodernamento. Gli aeroporti maggiori sono nella capitale, a Leopoli e Odessa, che è anche il maggior porto marittimo. Largamente sfruttati il Dnepr e i suoi principali affluenti per le comunicazioni fluviali.


Il paese è costellato di villaggi rurali dediti all'agricoltura

Alcuni dati demografici
In seguito alla dissoluzione dell’Urss, sul finire dell’ultimo decennio del XX secolo, la popolazione ucraina ha subito un grave decremento, passando dai 51 milioni di persone del 1991 ai 45 milioni attuali. Decremento che si declina, inoltre, in un alto tasso di natalità (nel 2009 era del 9,6%) e un alto tasso di mortalità (15,8%).
Le cause alla base di questa involuzione demografica – oltre alle ingenti perdite di vite umane dovute al secondo conflitto mondiale e agli eventi catastrofici che hanno costellato la storia del Paese durante il lungo periodo sovietico – ricalcano le famigerate piaghe che devastarono anche il tessuto sociale della generazione degli anni Novanta nella neonata Federazione Russa: alcolismo, malattie varie che l’abuso di alcolici arreca, tossicodipendenze, malasanità, scarsa cura della salute in genere, depressione e conseguenti suicidi.
Tutti questi fattori hanno inoltre portato, come nella Federazione Russa, a un forte divario nelle aspettative di vita tra i sessi, sensibilmente più bassa tra gli uomini rispetto alle donne. Si aggiunga poi un saldo migratorio negativo dovuto a una crescente migrazione da un lato verso i paesi dell’Europa occidentale e in misura minore verso gli Stati Uniti – in specie con l’avvicinamento alle istituzioni europee – e dall’altro verso la Federazione Russa, che dall’inizio del conflitto nel 2014 ha visto la migrazione di oltre un milione di ucraini.
La popolazione urbana sfiora il 70% del totale: l’urbanizzazione ha seguito parallelamente il lungo processo di industrializzazione dipanatosi tra il 1929 e il 2000, portando la popolazione urbana dal 17% al 68%. La capitale Kiev è la città più popolosa, con 2.878.000 abitanti; ad essa seguono Charkiv (1.431.000 abitanti) e la città di Odessa (997.189 abitanti), Dnepropetrovsk (987.629 abitanti) e Donec’k (944.552 abitanti) mentre le città di Zaporižžja e L’viv superano i 700.000 abitanti.

Lo stato dell’economia
L’economia ucraina presenta i caratteri tipici della transizione da un sistema socialista pianificato a uno di libero mercato, aperto al commercio e agli investimenti internazionali. Il programma di liberalizzazione economica e di austerità finanziaria promosso a partire dal 1994 dal presidente Leonid Kučma, con l’appoggio del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale, nonché degli Stati Uniti e degli altri paesi occidentali, è riuscito solo parzialmente a conseguire i risultati sperati.
Nel 2020 il Pil del Paese è calato del 4,2% a causa degli effetti della pandemia. L’Ucraina è sostenuta dal giugno del 2020 dal FMI (5 miliardi di dollari).
Riforme quali la privatizzazione dell’apparato industriale, il taglio dei crediti alle industrie in perdita, l’adeguamento delle tariffe energetiche ai prezzi di mercato, la progressiva liberalizzazione dei prezzi al dettaglio e l’apertura al commercio con l’estero hanno incontrato la tenace resistenza di ampi strati della élite politica, per lo più legata al passato regime e orientata ancora verso un’economia a pianificazione centralizzata.
Conseguentemente, la privatizzazione delle grandi imprese è cominciata con difficoltà. E l’elevato grado di burocratizzazione e di inefficienza dell’apparato amministrativo frena gli imprenditori e gli investitori esteri.


Le imponenti installazioni portuali di Odessa

La bilancia commerciale ha registrato, negli anni successivi all’indipendenza, andamenti altalenanti, prevalentemente negativi. Le tradizionali esportazioni di prodotti alimentari e tessili e macchinari non riescono a compensare l’importazione, soprattutto di materie prime energetiche indispensabili per alimentare l’industria pesante. Oltre alla Russia, tra i principali partner commerciali dell’Ucraina figurano la Germania, la Cina, la Turchia e la Polonia.

L’agricoltura
L’agricoltura riveste un ruolo fondamentale nell’economia del Paese. Occupa il 15,8% della forza lavoro complessiva (2008). Contribuisce per il 10% alla formazione del Pil. E, soprattutto, alimenta ingenti correnti di esportazione.
Nonostante l’avvio del programma di privatizzazione delle terre, il settore è ancora gestito in larga parte dalle aziende collettive.
Il suolo agricolo, che rappresenta quasi il 57% del complessivo territorio nazionale, è per lo più destinato alla produzione di cereali. l’Ucraina era considerata il ‘granaio’ dell’Urss. Tra i principali importatori di grano ucraino nel 2020 figuravano Libano (oltre l’80% sull’import nazionale di frumento), Tunisia (48%), Pakistan (45%), Indonesia (28%), Etiopia (26%), Egitto (25%), Malaysia (23%), Giordania (18%), Thailandia (17%), Marocco (15%).


Nel Paese, campi coltivati a perdita d'occhio

Nell’insieme del territorio si possono distinguere tre differenti regioni agricole. In quella più settentrionale, fresca e umida, sono coltivate le piante tessili (lino e canapa), i tuberi (patate) e i cereali minori (segale, grano saraceno e orzo). Nella zona centrale delle steppe arborate e delle ‘terre nere’ si trovano le maggiori superfici coltivate, dedicate prima di tutto al frumento (quasi 26 milioni di t nel 2008), quindi al tabacco e alle oleaginose; sono estesi anche i frutteti. La regione meridionale e costiera, soggetta a periodi siccitosi, si avvantaggia dell’irrigazione (lo schema principale deriva l’acqua dal Lago di Kahovka). In quest’area la barbabietola è la produzione più importante e sui suoi cascami, integrati da colture foraggere, si è basato lo sviluppo dell’allevamento bovino e suino. Lungo le coste è largamente praticata la viticoltura, presente anche nella valle del Dnepr. Le principali produzioni agricole e zootecniche hanno subito vistose diminuzioni rispetto alla media del periodo sovietico e la ripresa appare lenta. Dalle foreste, che coprono il 17% circa della superficie, si ricavano oltre 15 milioni di m³ di legname all’anno. Nel Mar Nero è largamente praticata la pesca, con buoni introiti.

Attività estrattive e fonti energetiche
L’Ucraina possiede vasti giacimenti di carbone (bacino del Donez) e di minerali di ferro (Krivoj Rog, Kremenčug, sul Dnepr, e Kerč´, in Crimea). Possiede anche riserve di petrolio (Borislav e Drogbyč, nell’oblast´ di Leopoli) e di gas naturale (Drogbyč, Sebelinka, Borislav, Byktov, Mrežnica e Dashava).
La produzione di minerali di ferro (80.000.000 di t nel 2008) pone l’Ucraina al 6° posto tra i paesi maggiori produttori. Notevole anche la produzione di carbone (58.000.000 di t), sebbene il settore sia in crisi per gli elevati costi di estrazione dovuti al progressivo esaurimento dei giacimenti e all’arretratezza degli impianti.
Di rilievo l’estrazione di manganese presso Nicopoli, sul Lago di Kahovka. Altre produzioni riguardano sali di sodio e potassio, magnesite, mercurio, uranio, mentre nella Bucovina, presso il confine romeno, sono presenti gesso e alabastro.
La fornitura dell’energia per le attività industriali si è basata tradizionalmente sul carbone, con un apporto idroelettrico rimasto scarso. Il settore termonucleare produce oltre un quarto dell’elettricità totale, nonostante l’incidente nella centrale di Černobyl´, rimasta in funzione fino al 2000. Le riserve di gas e petrolio sono del tutto insufficienti alle esigenze del paese, che continua a dipendere largamente dalla Russia per gli approvvigionamenti.

L’industria
Il settore secondario impiega il 18,5% della forza lavoro. E contribuisce per il 31,2% alla formazione del Pil. Esso è sviluppato, in particolare, nell’industria pesante.
Prevale la siderurgia, con i distretti maggiori centrati su Krivoj Rog e Doneck. Sono sviluppate, inoltre, le metallurgie del manganese a Nicopoli, e dell’alluminio a Zaporož´.
Kiev, Odessa e Charkiv figurano, con alcuni dei centri metallurgici, come sedi di produzione di autoveicoli commerciali e trattori. Charkiv si segnala per le locomotive e per macchinari agricoli. Kiev per le produzioni elettrotecniche.
Nell’industria leggera, a Kiev e a Leopoli si ha la produzione di biciclette e autovetture. Più diffuse nel Paese sono le fabbriche di apparecchi radiotelevisivi ed elettrodomestici.
Le città lungo il Dnepr concentrano quasi totalmente le produzioni della chimica pesante di base (acidi solforico, nitrico e cloridrico; soda, potassa, ammoniaca). Kiev è il maggior centro per le fibre artificiali e sintetiche. E insieme con Charkiv fornisce gran parte dei prodotti farmaceutici.
Sempre sul Dnepr si trovano i cementifici, mentre le industrie tessili sono più disperse. Tuttavia, anche in questo settore primeggiano Charkiv e la capitale, nella quale inoltre si trovano le maggiori fabbriche di tabacco, birra, pneumatici e calzature.


Azovstal, lo stabilimento metallurgico di Mariupol, dove si annidano ancora ad oggi, 4 maggio, sacche di resistenza delle forze ucraine, sotto i bombardamenti russi

I servizi
In costante crescita è il terziario. Esso occupa il 65,7% della forza lavoro. E genera il 58,8% del Pil. Di rilievo soprattutto le attività commerciali e finanziarie. Il turismo offre ottime potenzialità, in particolare sulla costa del Mar Nero.

Gli aiuti europei all’Ucraina
A seguito dell’invasione russa del Paese, la Commissione europea sta lavorando incessantemente per sostenere l'Ucraina con aiuti di emergenza. Ciò comprende sia l'aiuto umanitario che l'assistenza della protezione civile.
La Commissione sta inoltre cooperando strettamente con i paesi vicini dell'Ucraina per sostenerli nel fornire protezione alle persone che fuggono dall'invasione.
L' evento globale di raccolta fondi "Stand Up for Ukraine”, svoltosi il 9 aprile 2022, ha raccolto 9,1 miliardi di euro per le persone che fuggono dall'invasione russa e restano in Ucraina o sono dirette verso altri paesi, di cui 1 miliardo di euro provenienti dalla Commissione europea. Inoltre, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha annunciato un prestito supplementare di 1 miliardo di euro per coprire il fabbisogno delle persone sfollate a causa dell'invasione.


Evacuazione parte dei civili nei giorni scorsi a Azovstal

La Commissione ha annunciato un pacchetto di emergenza di quasi 550 milioni di euro per far fronte alle conseguenze umanitarie della crisi. In tale contesto, 93 milioni di euro sono stati messi a disposizione per programmi di aiuto umanitario a favore dei civili colpiti dalla guerra. Ciò comprende rispettivamente 85 milioni di euro per l'Ucraina e 8 milioni di euro per la Moldova per fornire assistenza alle persone in fuga dall'Ucraina. Questo aiuto umanitario dell'Ue fornisce cibo, acqua, assistenza sanitaria, alloggio e contribuisce a soddisfare le esigenze di base delle persone.
Di questi 550 milioni di euro, 330 sono destinati a un programma di sostegno di emergenza che contribuisce ad assicurare l'accesso a beni e servizi di prima necessità, fra cui l'istruzione, l'assistenza sanitaria e l'alimentazione. Inoltre, contribuisce a proteggere la popolazione, sia gli sfollati interni che le comunità di accoglienza, e a sostenere le piccole e medie imprese e l'agricoltura. Altri obiettivi importanti sono ricostruire le infrastrutture civili su piccola scala, garantire la sicurezza energetica e rafforzare la sicurezza informatica, la libertà dei media e le azioni contro la disinformazione.


Dati: EUROSTAT ed Enciclopedia Treccani

Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi
Giorgio Cella - Carocci, pagg. 352, € 36

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