di Agostino Bagnato
Un'orgia di retorica militarista ha investito il mondo occidentale, impegnato nel sostegno all'Ucraina contro la feroce aggressione russa, cui fa riscontro la potenza di fuoco dei tank di Putin, pronti a distruggere e bruciare i carri armati di Zelenskij.
Un carro armato Leopart 2 della Nato
Nessuno parla più di ricerca del cessate il fuoco e della futura pace. Tutti sostengono impettiti che la guerra sarà lunga e questo non è il momento di parlare di pace. Ciascuna delle parti in causa sostiene di vincere la guerra e quindi di non avere nessun interesse a porre fine al conflitto. In questa situazione, la decisione dell'Occidente di inviare i più potenti carri armati esistenti all'Ucraina è una inizione di ulteriore convinzione di poter vincere la guerra e di sbranare la Russia. Sul fronte opposto, la reazione russa è furente, confermando l'ulteriore avanzata militare nel Donbas.
I costi umani sono terrificanti, non degni di un mondo civile. Le distruzioni materiali non si contano. L'aspetto più raccapricciante di questa realtà è il convitato di pietra occidentale per spartirsi il futuro business della ricostruzione, convinti che tutto si concluderà con una conferenza internazionale per spartirsi le spoglie della Russia. Soltanto che il Cremlino parla da tempo di Terza guerra patriottica, dopo quella del 1812 e del 1841. A quali costi sarà possibile realizzare questo scenario?
Quale sarà la prossima svolta?
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