TESTIMONE DELLA RIFORMA FONDIARIA E DELLA TRASFORMAZIONE DELL’AGRO ROMANO
Agostino Bagnato
L’Agro romano si estende circolarmente attorno all’Urbs da sempre, a nord del fiume Tevere abitato da popolazioni discendenti dagli Etruschi, a sud da quelle di origine latina, sabina, volsca, aprutina. Per millenni quei territori bonificati e poi abbandonati dopo le devastazioni gotiche e longobarde, sono stati regno della pastorizia e della malaria, territorio appartenente al Patrimonium Sancti Petri e dei feudatari legati allo Stato pontificio. Sono “…l’erme contrade / che cingon la cittade / la qual fu donna de’ mortali un tempo…”, come ricorda Giacomo Leopardi (La ginestra, 8-16). Fino alla bonificazione pontina degli anni Venti e alla riforma fondiaria del 1950. A nord, dopo l’unità d’Italia e in seguito alle leggi agrarie, si è diffusa la grande azienda capitalistica a conduzione mezzadrile, al sud la colonia migliorataria e la piccola proprietà contadina per effetto della politica degli aragonesi, degli spagnoli e poi dei Borboni che ha favorito in particolare il latifondo e il potere baronale. Dalle Marche e dall’Umbria giungono le famiglie di mezzadri e di salariati che trovano ospitalità nelle aziende più progredite. Sul vasto pianoro che va dal mare Tirreno fino al lago di Bracciano, solcato dai fiumi Arrone e Galeria e dai loro affluenti, sorgono le proprietà del Collegio Germanico, dei nobili Salviati, Orsini, Doria, Odescalchi, Guglielmi, Torlonia, Chigi, Del Gallo e tanti altri che hanno fatto la storia della Chiesa, oltre che del Pio Istituto di S. Spirito, confraternita medievale per l’assistenza agli infermi voluta da papa Sisto IV.
Podere Cecoli
I vasti possedimenti di Testa di Lepre e di Tragliata nel 1950 vengono espropriati dallo Stato e affidati all’Ente Maremma per realizzare l’appoderamento, attraverso la creazione di piccole aziende cerealicolo-zootecniche di circa dieci ettari, sui cui viene costruita la casa di abitazione con annessa stalla, porcilaia, forno, pozzo. E’ il sogno millenario dei contadini di avere la terra che si realizza, è la conclusione della tempesta dell’occupazione delle terre che dalla fine dell’Ottocento ha investito la Campagna romana e il Meridione, provocando decine di morti. Giuseppe Medici, un sorridente signore che insegna all’Università di Bologna, presidente dell’Ente Maremma, consegna l’attestato di assegnazione del podere agli aventi diritto.
La terra tanto sperata: eccola qui!
Cecoli Antonio
Tra questi c’è Antonio Cecoli, proveniente dalle Marche, dove la tradizione agricola è fortissima. E’ sposato con Ermelinda Grilli ed ha sei figli piccoli, il primogenito Vittorio Emanuele nato a Roma nel 1937 e gli altri nel comprensorio di Santa Maria di Galeria. La zona è tristemente nota e famosa perché la città medievale è stata abbandonata a causa della peste nel 1656 e le rovine sono la testimonianza del pericolo sempre presente di epidemie e soprattutto della malaria.
Grilli Ermelinda
La famiglia s’insedia nel podere di Tragliata, iniziando una vita durissima di adattamento al nuovo ambiente e al lavoro agricolo su terreno lasciato a pascolo per secoli. Non è facile mettere a frutto quella terra argillosa e aspra, ma la pratica e la sapienza del capofamiglia, coadiuvato dalla moglie, ottengono i primi risultati sperati. L’allevamento dei bovini da latte trova un riscontro positivo nel contesto cerealicolo-zootecnico della zona e la produzione di latte è destinata alla Centrale municipale di Roma che, ogni mese, paga i quantitativi ritirati. Si tratta di un vero e proprio salario per la famiglia. Ma Antonio Cecoli, al pari di tanti altri, pianta qualche filare di vigna per il vino di casa, alberi da frutto per i consumi domestici, alleva galline e qualche maiale per produrre salsicce e prosciutti. Poi arriva il trattore, acquistato tramite la cooperativa di servizio costituita dall’Ente Maremma, pagato a rate con la cambiale agraria. Seguono le altre attrezzature agricole meccaniche che alleggeriscono la millenaria fatica del contadino, cui si aggiunge il primitivo impianto di irrigazione, grazie ad una motopompa che assicura il minimo indispensabile per irrigare l’erba medica e il mais, coltivazioni fondamentali per l’allevamento bovino.
Cecoli e la figlia
Antonio non è solo nella coltivazione del podere. Vittorio Emanuele, che tutti chiamano Vittorio, lo affianca con impegno e diligenza. E’ un ragazzo vivace, intelligente, fantasioso. Lo stesso fanno gli altri componenti della famiglia, senza rinunciare a frequentare la scuola elementare, pur in condizioni logistiche difficili, a causa dell’isolamento dei poderi dal plesso scolastico costruito nella zona. La storia della riforma fondiaria attuata dall’Ente Maremma passa da centinaia di famiglie come quella di Antonio Cecoli e dei suoi figli.
Sono uomini dotati di una solida morale, di forte attaccamento al lavoro e alla famiglia, senza rinunciare ai valori di solidarietà e di amore per gli altri. Antonio s’impegna nell’Alleanza dei Contadini perché riconosce che la strada del riscatto risiede nel positivo rapporto tra città e campagne, tra classi lavoratrici urbane e lavoratori delle campagne, tra operai e contadini. Sono ideali e aspirazioni sociali che il capo famiglia avverte come valori fondamentali della società moderna, dove le conquiste vanno comunque difese, perché non sono un successo per sempre. Si può sempre tornare indietro, come la storia del fascismo insegna. Una cultura di doveri e di diritti, di rifiuto del paternalismo tipico della tradizione agraria italiana incarnata da Paolo Bonomi e dalle forze politiche al potere. Sulla credenza ci sono sempre Il coltivatore e Il giornale dei contadini, qualcuno è abbonato all’Osservatore agrario. Non mancano libri di storia e di narrativa, accanto alle inevitabili riviste rosa. Il cinema di Testa di Lepre rappresenta uno svago domenicale, dopo la messa mattutina. E’ l’occasione per incontrarsi, scambiare opinioni, discutere dell’andamento stagionale, dei prezzi delle merci. Nascono nuove amicizie e i giovani conoscono ragazze di altri poderi e di centri rurali più lontani. La gita al mare e al lago di Bracciano è un obbligo sociale.
Inaugurazione Parco di Testa di Lepre il 3 giugno 2018
Quando arriva l’energia elettrica nelle case rurali, la televisione spalanca un mondo grande che si dilata sempre più con lo sviluppo delle telecomunicazioni. La vita quotidiana inizia a prendere connotazioni nuove e i contadini sentono di essere soggetti di parità sociale che si realizza con il nuovo diritto di famiglia e con la partecipazione alla difesa della legge sul divorzio.
Quando Antonio se ne va, lascia a Vittorio le redini del podere, mentre la figlia Mariangela sposa Edoardo Maponi, un giovane assegnatario amico di famiglia. Vittorio prosegue l’opera di costante miglioramento produttivo del podere, senza inutili sperimentazioni e azzardi tecnici, nel solco della tradizione della famiglia. Si dedica con tutte le sue forze, trascurando gli affetti, tanto da rinunciare a un donna nella sua vita. Con il passare del tempo, comprende che bisogna misurarsi con il territorio in senso più vasto e che il podere da solo non è sufficiente per assicurare dignità e benessere. Riesce ad esprimere le migliori qualità nell’impegno per cambiare gli assetti nella gestione delle cooperative agricole della zona, in mano ai tecnici dell’Ente di Sviluppo, erede dell’Ente Maremma e soprattutto del potere economico espresso dai proprietari terrieri e dalle aziende capitalistiche. Ci riesce grazie al positivo rapporti con i giovani agricoltori della zona e ottiene di essere presidente della cooperativa dei produttori di latte, che tutti conoscono come “cooperativa Aurelia”, vero fiore all’occhiello della zootecnia romana e laziale. Parte da qui la battaglia per modificare il rapporto con la Centrale del Latte di Roma nel processo di liberalizzazione del mercato e di privatizzazione.
Leda di Virgilio è stata insegnante di Vittoro
Vittorio Emanuele Cecoli diventa punto di riferimento dei produttori di latte e degli allevatori del comprensorio Maccarese-Fiumicino-Braccianese e dell’intero Agro romano. Il suo lavoro politico lo porta nelle file del PCI e negli anni 1981-85 viene eletto consigliere della XIV Circoscrizione del Comune di Roma; con la creazione del Comune di Fiumicino nel 1992, che assorbe l’intera Circoscrizione, prosegue l’impegno a ogni livello. Non ci sono soltanto i problemi legati alla produzione agricola, alla difesa del prezzo del latte e alla macellazione delle carni, ma bisogna affrontare le questioni legate all’assetto civile delle campagne, ai servizi fondamentali destinati alla persona. La questione città-campagne, negli anni delle vaste lotte operaie e popolari a Roma e nel Lazio, come nel resto del Paese, diventa cruciale per la stessa modernizzazione dell’agricoltura. Guardando anche alla politica della Regione e a quella europea, sempre più decisiva per le sorti dei produttori agricoli e delle loro famiglie, si elaborano progetti territoriali di sviluppo in cui il singolo podere è un tassello. La programmazione diventa così un valore concreto su cui si misura la capacità propositiva dal basso. A fianco di Vittorio ci sono altri giovani coltivatori, come Luigi Polo, Alberto Tugliozzi, Edoardo Maponi. La suggestione di rivendicazioni analoghe a quelle dei lavoratori agricoli di Maccarese, azienda di Stato gestita dall’IRI, dura poco tempo, perché questi giovani comprendono il valore di essere imprenditori e non proletari, di dovere tutelare la proprietà della terra duramente conquistata, di incrementare la ricchezza prodotta con il lavoro, rifiutando forme assistenziali che purtroppo finiranno per portare, negli anni successivi, pesanti conseguenze all’economia generale del Paese.
Così Vittorio diventa un punto di riferimento non solo per i coltivatori dell’Agro romano, ma anche per i lavoratori e i democratici romani. Quante famiglie di impiegati e di professionisti si recano a Testa di Lepre e a Tragliata per conoscere da vicino la campagna di Roma, sconosciuta alla maggior parte di loro. E anche dall’estero giungono delegazioni di studiosi e di giornalisti per rendersi conto del valore di quel progetto di umanizzazione delle campagne per respingere l’assalto del cemento e della urbanizzazione forsennata. «Roma, il più vasto comune agricolo d’Italia!» diventa uno slogan politico e culturale.
1950 a S.anta Maria di Galeria
Ecco, l’isolamento è stato finalmente spezzato! Vittorio Emanuele Cecoli viene riconosciuto come esempio di impegno e di serietà, ottenendo anche di essere candidato alle elezioni comunali di Roma nel 1979. Le iniziative per il miglioramento dell’assetto civile portano all’allacciamento del telefono, al miglioramento del presidio sanitario, al potenziamento dei servizi scolastici. Tutti chiedono consigli a Vittorio, il cui taccuino di appunti è arabescato con disegni fantasiosi, ghirigori e intrecci di fiori e foglie, quasi a volere esternare una bellezza interiore che chiede di appalesarsi. La sua scrittura è lineare, precisa. Il suo affabulare è fluido, spontaneo, ricco di rimandi ai racconti del padre e alla fabulazione della madre: è il risultato delle conversazioni familiari al lume di candela, davanti al focolare i primi anni sul podere, quando l’orizzonte futuro era ancora lontano ma si sapeva che si sarebbe potuto raggiungere e toccare con mano, lavorando e piegandosi a terra come vuole la terra, amata dal contadino in ogni tempo.
Ma è il tempo nuovo che produce frutti positivi nella mentalità degli abitanti dei borghi rurali sorti con la riforma, grazie alla nascita di famiglie formate da persone provenienti da differenti regioni e quindi portatori di culture e costumi che s’intrecciano, si fondono, si amalgamano, mantenendo tuttavia salde le radici di provenienza. Qualcuno sposa addirittura ragazze straniere e questo è il sigillo dell’emancipazione delle campagne che si comportano al pari delle città. Con l’aggiunta che la vita in campagna è più sana, salubre, libera e quindi costituisce un valore aggiunto. Il positivo impegno di uomini come Vittorio Cecoli ha così potuto dispiegare lo spirito positivo con risultati socio-antropologici significativi e che sono di esempio a tante zone del Mezzogiorno.
Vittorio Emanuele Cecoli
Oggi il pianoro Cerite-sabatino è totalmente trasformato. Irriconoscibile. Guardando le fotografie della fine degli anni Quaranta, ci si rende conto delle profonde trasformazioni intervenute in poco meno di sessanta anni. Lo testimonia il volume Sulle terre della riforma approntato qualche anno fa dall’Arsial, erede dell’Ente Maremma, e il documentario cinematografico Ieri e oggi. Dall’Ente Maremma all’Arsial del regista Stefano Landini per il Centro sperimentale di cinematografia di Roma, al quale ha partecipato lo stesso Vittorio Cecoli, apportando una testimonianza sincera dei partecipanti a quegli anni eroici e generosi. Sono entrambi incitamento a continuare nella difesa del territorio da destinazioni extra agricole e a tutelare il paesaggio agrario e la cultura rurale. Sono questi elementi basilari del patrimonio nazionale, come avevano ben compreso Antonio Cecoli e quelli come lui, i cui figli come Vittorio hanno continuato a lottare a partire dagli anni Settanta per la difesa dell’uso agricolo del territorio proprio a Tragliata e nei borghi vicini. Questa prospettiva è stata rafforzata con la scelta di far parte del costituendo Comune di Fiumicino, fornendo un impegno positivo per il successo del referendum.
Per questi motivi la proposta di dedicare il parco pubblico di Testa di Lepre, che sorge nel centro servizi della riforma e dove si sono svolte tante manifestazioni che hanno visto protagonisti gli assegnatari, a Vittorio Emanuele Cecoli, scomparso nel 2014, è stata accolta con soddisfazione della popolazione locale e da quanti lo hanno conosciuto e apprezzato. Si tratta di un risarcimento di stima, affetto e riconoscenza dovuto a quanti hanno fatto dell’Agro romano la Campagna giardino della capitale, difendendola dalla speculazione edilizia e dall’assalto del cemento, totem di falsa ricchezza e veicolo di rovina ecologica perpetua.
Fino a quando nelle campagne romane e italiane ci saranno persone come Vittorio Emanuele Cecoli, uomini giusti e onesti, il futuro del mondo potrà forse ancora essere salvaguardato.
Agostino Bagnato
Roma, marzo 2019