Di Maria Immacolata Macioti
20 maggio 1935-16 settembre 2020
In questa difficile fine estate tra le notizie negative che giungono c’è quella della morte di Renato Risaliti. Molto noto tra intellettuali e studiosi di una certa età, meno forse tra i giovani, Risaliti da anni affiancava un’iniziativa che era stata ipotizzata e realizzata da un comune collega, Arnaldo Nesti. Nesti insegnava, con Risaliti, con Andrea Spini e altri, all’Università di Firenze. Insieme avevano ipotizzato di programmare incontri tematici, ogni anno, a fine agosto, in Toscana, discutendo di temi interessanti più discipline, coinvolgenti molti sociologi della religione. La sigla scelta era quella dell’ASFER, Associazione per lo Studio del Fenomeno Religioso. Che diverrà poi CISRECO, Centro Internazionale di Studi sul Religioso Contemporaneo.
Per anni ho avuto modo così di incontrare Risaliti. Sapevo trattarsi di un importante studioso della Russia, che conosceva bene par avervi soggiornato a lungo, per avere studiato all’Università Lomonosov di Mosca. So che aveva preso poi una seconda laurea all’Università Orientale di Napoli. Nesti mi aveva spiegato che il suo amico aveva insegnato all’università di Pisa, prima di passare poi a Firenze. Sapevo che era stato nel Partito Comunista Italiano, che aveva lavorato per un certo periodo a Radio Mosca e in Germania orientale. Che aveva molto viaggiato, anche in America Latina. Che era stato persino sindaco di Agliana, il paese in cui era nato, durante gli anni 1975-’80. Sarei stata molto interessata a parlare con lui, a discutere di alcune cose: dei paesi dell’URSS, del caso della mia amica e collega Maria Michetti, che si era trovata di colpo esautorata all’interno del PCI, priva di ogni ruolo.
Ci siamo incontrati, piuttosto regolarmente, a partire dai primi anni ’80, alla bella Abbazia di Passignano, circondata da vigne, dove si mangiava sulla sommità della collina, tra profumi di zagare e di rose in fiore, all’ombra di antichi alberi, o a S. Gimignano, il paese toscano situato tra ubertose colline, dalle antiche torri, sede storica di molti incontri. Nel 2020, quando c’è stato solo un incontro virtuale, avrebbe dovuto esserci la 27° edizione della Summer School of Religion. Ma, consapevole delle tante cose che Risaliti stava facendo, dei tanti suoi importanti scritti, non avevo voluto disturbarlo, limitandomi a salutarlo, a scambiare qualche parola quando lo incontravo nella sede di S. Gimignano, dove spesso precedeva il nostro arrivo -di regola io arrivavo da Firenze con Nesti. Lo trovavamo spesso con un libro in mano, magari una vecchia pubblicazione estratta da qualche libreria lignea, una di quelle che delimitavano la sala delle riunioni.
Negli ultimi anni qualcosa tra noi è però cambiato. Gli avevo portato e dato una copia del mio libro su Il genocidio armeno nella storia e nella memoria e lui aveva fatto una nota in merito per la rivista «Slavia». Ormai quando ci incontravamo a S. Gimignano cercavamo di mangiare allo stesso tavolo e approfittavo dell’occasione per parlargli di quanto avevo letto sul PCI a Napoli, di quel che sapevo sul PCI a Roma. Per chiedergli un parere. Avevo scoperto che aveva conosciuto il sindaco Petroselli, il cui nome era stato dato, in un tratto centrale, sotto il Campidoglio, alla vecchia Via del Mare. Gli avevo raccontato di Maria Michetti, per la quale stavo curando una pubblicazione che uscirà in un momento decisamente sbagliato, alla vigilia della chiusura determinata dal coronavirus-19[1]. Una pubblicazione che non avrò modo di dargli, pur avendogliela annunciata. Da lui avevo sentito parlare dell’esperienza comunista, delle sue perplessità sul leader storico, in genere molto osannato, Palmiro Togliatti. Risaliti tra le sue numerose pubblicazioni aveva scritto anche un saggio su di lui, pubblicato nel 1995: Togliatti fra Gramsci e Nechaev, uscito con Omnia Minima, a Prato. Ma sapevo bene che aveva pubblicato con Bruno Mondadori alcuni libri importanti, come Storia della Russia. Dalle origini all’Ottocento, nel 2005, e La Russia: dalle guerre coloniali alla disgregazione dell’URSS, del 2007. So che molti suoi libri sono stati pubblicati in russo. Ho poi sentito dei suoi altri interessi per la critica letteraria, per non dire dei suoi viaggi nei cinque continenti.
Avevo imparato che apprezzava un buon bicchiere di vino rosso durante i pasti, le specialità toscane, i tozzetti con il vin santo. Che gli piacevano il canto, la musica.
L’avevo invitato a Roma, per un convegno dell’ANRP, Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia dall’Internamento dalla Guerra di Liberazione e loro familiari. Ricordo che eravamo poi andati a mangiare in una trattoria romana non lontana dal Colosseo dove la proprietaria aveva un occhio di riguardo per noi tutti. Lui era seduto con le spalle al muro, guardava il menu. Era apparentemente più anziano della sua età, con pelle molto chiara, radi capelli bianchi. Si era levato l’usuale baschetto. La proprietaria lo guarda e chiede ad alta voce cosa possa dare a quel bel biondino. Risaliti arrossisce, sembra contento e insieme imbarazzato, intorno a lui si levano risate amichevoli. Il pasto romano sarà un successo.
L’ultima volta che l’ho visto deve essere stato a fine agosto del 2019, sempre a S. Gimignano. Quest’anno è il 16 settembre quando chiamo Nesti e gli chiedo notizie di Risaliti. Come sta? So che probabilmente non se la sentiva di seguire il dibattito in skype, quest’anno, ma mi è rimasto in mente il fatto che non l’abbiamo visto né sentito, sono vagamente inquieta, pur essendo stata sempre sorda ad ogni premonizione. L’amico Nesti mi rassicura: Risaliti sta bene. Dopo un’ora circa mi richiama: è stato raggiunto dalla notizia della sua morte.
[1] Maria Michetti. Volevo un mondo migliore, Roma, Ediesse 1019, a cura di Maria Immacolata Macioti