Sergej Dronov, Agostino pensoso, 2015, tempera su carta, 30x20
Il successo della manifestazione romana di domenica 16 febbraio 2019, a due mesi dalla grande manifestazione di Piazza S. Giovanni di due mesi fa, conferma il consolidamento e la crescita di questo straordinario movimento che riunisce l’Italia della speranza. Con una raccomandazione probabilmente superflua: di fronte all’entusiasmo, all’inesperienza, alla mancanza di proposte e programmi compiuti in campo politico, economico-sociale, internazionale, lungo il percorso di crescita e di strutturazione può capitare qualche errore di comportamento e di comunicazione. Evitare le sirene dell’apparire e dei poteri ingannevoli è un imperativo categorico. Non sarebbe perdonato nulla a questi ragazzi che hanno messo in gioco se stessi per il bene dell’Emilia-Romagna e dell’intero Paese
di Agostino Bagnato
PREMESSA
Una delle leggi più spietate della natura riguarda la catena alimentare. Per sopravvivere, gli esseri viventi hanno bisogno di nutrirsi quotidianamente, oltre a doversi proteggere da nemici di ogni genere, compreso quelli appartenenti alla propria specie. L’uomo insegna. Sofocle è folgorante a tale riguardo: «Πολλά τά δεινά κου’δέν ἀν- / θρώπου δεινότερον πέλει» : «Molte meraviglie vi sono al mondo, / ma nessuna meraviglia è pari all’uomo», dove “meraviglia” è da intendersi più come “malvagità” che bontà, secondo l’interpretazione che danno i maggiori grecisti. Un uomo che al male s’incammina, macchiandosi d’infamia, non merita la polis: «Μήτ έμοι παρέστιος γέ- / νοιτο μήτ ϊσον φρονών / δσ τάδ έρδοι». In poche parole, nella tragedia Antigone di Sofocle, il coro esprime tutta la sua riprovazione per chi si comporta con «δεινά» : «Non condivida il mio focolare, / non amico mi sia / chi agisce così.» Antigone è sola di fronte al potere, rappresentato da Creonte re di Tebe: nel nome della pietas, non esita a sfidare le leggi della polis che impediscono la sepoltura per i traditori della patria. Così viene condannata a morire, senza che nessuno possa opporsi al suo tragico destino. Ecco l’uomo nel suo aspetto più crudele, oggetto di “meraviglia” per la sua atroce insensibilità.
PLACIDO SCANDURRA, Pesci sulla spiaggia, 1994, olio su tela, 35x55
E’ una grande lezione di civiltà che Sofocle traccia nella tragedia dedicata ad Antigone, divenuta giustamente celebre nei secoli. Simboleggia il contrasto tra il dovere e il sentimento, tra la legge e a pietas, tra quello che è giusto e quanto è nocivo. Tutto ciò non riguarda le Sardine, ma rimanda alle leggi di natura di cui si è detto all’inizio. Lo scontro non risparmia gli esseri viventi in nessuna epoca, impegnati a farsi una guerra spietata per ragioni di potere, anche quando si tratta di sopravvivenza. Di cosa si nutrono gli animali selvatici nelle savana, se non di altri animali, più deboli e magari indifesi o malati! E il mare rappresenta la sede di una lotta costante e spietata per le differenti specie, a cominciare dal plancton e dal krill, fino al pasto quotidiano dei cetacei giganteschi. Tra le vittime ci sono i piccoli pelasgici, sardine e alici innanzi tutto, presenti in tutti i mari. Pesce azzurro di cui ha bisogno anche l’uomo, per le sue alte qualità nutritive e per l’accrescimento delle difese immunitarie. E’ una delle qualità maggiori di questi piccoli pesci, abbondantemente sfruttati da millenni. Nell’antichità greca il garos o garom (γαρομ) era ricavato maggiormente da queste specie e sulla tavola dei romani non poteva mancare il garum: in entrambe le tradizioni alimentari il loro uso era prevalentemente come condimento e salsa per cibi più consistenti. Pertanto, le sardine sono preda dei loro simili più grandi di taglia e di voracità; nello stesso tempo sono tra le specie più pescate dall’uomo in tutti i mari. Di conseguenza, i pericoli per la sopravvivenza vengono da ogni parte e le sardine, anche se si riproducono in grande abbondanza, sono oggetto di razzie continue. Nonostante queste legge spietata imposta dalla Natura, sopravvivono agevolmente e fanno ricca la pesca nei mari, a cominciare dal Mediterraneo. Stanno dimostrando di saper resistere all’inquinamento delle acque marine e a tutti i disastri ecologici che l’uomo impone al pianeta, di cui mari e oceani sono una componente vitale.
LE SARDINE DI BOLOGNA
A Bologna non c’è il mare, anche se l’Adriatico non è molto lontano. La riviera romagnola è lo sbocco per gli abitanti della città Alma Mater Studiorum e delle altre capitali di antichi ducati e regni eredi della civiltà comunale e rinascimentale. Neanche nella tradizione enogastronomica felsinea le sardine hanno un posto marcato. Tuttavia, questi quattro ragazzi di Bologna, Mattia Sartori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Gerreffo, non potevano inventare nome più evocativo delle sardine, ripreso dal detto popolare “stiamo stretti come le sardine”, specie quelle salate e conservate in appositi contenitori, per battezzare un movimento socio-politico sorto praticamente dal nulla. Trovarsi inaspettatamente in migliaia su una piazza non proprio enorme, posta sotto assedio dalle orde della Lega, ha fatto gridare ai quattro ragazzi “siamo come le sardine”. Ebbene, sappiamo come sono andate le cose! Il movimento nato spontaneamente, anche se dietro qualche disegno è stato pensato per opporsi alla conquista della civile e prospera Bologna e l’intera Emilia-Romagna, da parte di Matteo Salvini. Come fermare il “Capitano” di battaglie quotidiane contro il progresso e il rinnovamento, contro l’integrazione sociale e il dialogo tra le generazioni e le popolazioni del pianeta, contro l’oscurantismo culturale nel nome di un sovranismo che dovrebbe salvaguardare l’identità degli Italiani e che invece finisce per relegarli ai margini della storia. E come farlo di fronte al vuoto e alla inefficacia delle forze tradizionali? Le forze democratiche e antifasciste che si riconoscono nella sfera della sinistra politica e culturale, che pur hanno fatto la storia dell’Emilia-Romagna, non riescono più a svolgere, per ragioni molteplici che sono alla base della mancanza di idee mobilitanti come nel passato, quella funzione attrattiva, di tessitura e svolgimento di un sogno, di accensione di una speranza, di alzare un orizzonte più vasto e lontano. Per non parlare del sindacato, in senso lato, chiuso in una gabbia corporativa da cui non riesce ad uscire. E la cooperazione, tradizionale spina dorsale dell’economia emiliana, ferma a difendere soltanto posizioni conquistate nel passato e a tutelare un grande patrimonio sul mercato di beni e servizi, incapace tuttavia di elaborare un progetto di nuova mutualità e socialità, dove il profitto sia la risultante di fattori culturali, ambientali, umanitari. Come può questo grande tessuto socio-economico resistere alle spinte vorticose del cambiamento se non contribuisce a riempire di contenuti quel progetto di Green economy di cui parlano l’Europa e gli Stati più responsabili, per rispondere ai cambiamenti climatici e alla sfida ecologica per il futuro del pianeta. Ebbene, questi quattro ragazzi sono riusciti ad intercettare il bisogno di protestare della parte migliore dell’Emilia-Romagna e a fornire un sostegno concreto a Stefano Bonaccini nella battaglia elettorale per il governo della Regione.
LA CALAMITA
La sorpresa è stata maggiore quando si è visto che questa calamita funzionava anche in altre realtà del Paese, fino alla grande manifestazione di Roma. Molti osservatori erano convinti che il movimento avrebbe avuto vita molto breve, sia per l’inesperienza dei quattro protagonisti che per assenza di programmi e di proposte concrete. L’armata radio-televisiva e i giornali nazionali, per non parlare di quelli locali, legati alla destra e alle forze neo-fasciste, hanno tentato in tutte le maniere di denigrare e demolire la credibilità dei quattro ragazzi, arrivando all’ingiuria e alla derisione. Sono scesi in campo anche sociologi, politologi, storici, anche qualche figura dello spettacolo e della musica leggera, divertendosi a sfottere migliaia di ragazzi e che scendevano in piazza per manifestare la propria opposizione al disegno di una società chiusa in se stessa, fondata sull’odio e sulla paura per qualsiasi novità. Si sono distinti in questo esercizio filosofi come Diego Fusaro e Stefano Zecchi, giornalisti come Vittorio Feltri, Paolo Del Debbio, Alessandro Sallusti, Francesco Borgonovo, Daniele Capezzone, Maria Giovanna Maglie, Maurizio Belpietro, Mario Giordano, per citare i più accreditati sugli spalti della Lega e delle destre arrembanti.
Sardine, foto l'albatros
Ma i ragazzi sono riusciti a difendersi bene, dialogando con i media senza cadere in provocazioni e lasciarsi trascinare in risse da pollaio, come sono abituati a fare questi protagonisti della propaganda aggressiva e fuorviante. Seminatori di paura e di odio per tutto ciò che è diverso dalla loro cultura e fuori dal ristretto recinto di valori e di umanesimo, non perdono occasione per contestare, criticare, irridere il movimento. Senza pudore, arringando folle sulle piazze con i riflettori rivolti su casalinghe, pensionati, disoccupati, cassintegrati e giovani senza lavoro paonazzi per la difesa della sovranità minacciata, contro ogni politica di solidarietà e di accoglienza che viene predicata dalla Sardine. Nel nome “Prima gli Italiani” si consuma una narrazione falsa e provocatorie. Come se qualcuno volesse rinunciare a sostenere gli Italiani, a vantaggio di profughi, rifugiati e migranti per necessità di sopravvivenza, come vorrebbero far credere questi sciagurati del sovranismo militante. Per non parlare, volendo allargare lo sguardo verso la realtà nel suo complesso, dei servizi sullo spaccio di droga nelle città grandi e piccole, attribuito quasi esclusivamente a persone di colore, in prevalenza africani. Trascinando nella responsabilità per il degrado e le attività illecite e delinquenziali sindaci e amministratori locali, prevalentemente di sinistra. Una vergogna anche dal punto di vista del codice deontologico della professione di giornalista. Per non citare l’oscura vicenda di Bibbiano, i cui Servizi Sociali sono stati considerati per anni modello di efficienza e di professionalità, cavalcando il dramma di famiglie difficili e problematiche, strumentalizzando genitori e bambini, in un vortice di morbosità parossistica, ponendo sotto accusa psicologi e personale nel loro difficilissimo lavoro di assistenza e di rieducazione.
I quattro cavalieri felsinei e i loro seguaci nei differenti territori del Paese hanno dimostrato di sapere rispondere agli attacchi indiscriminati e alle malignità della maggioranza della stampa e dell’opinione pubblica. Lo hanno fatto spesso tacendo, altre volte con argomentazioni generiche centrate sui valori della tradizione democratica e antifascista. L’antifascismo è stato uno dei punti di aggregazione, non perché si tema il ritorno della Camice nere, né la nascita del Partito unico. Di fronte al crescente revisionismo storico, di cui l’attacco a Liliana Segre è soltanto la punta dell’iceberg, arrivando al punto di negare la Shoà e l’esistenza dei campi di sterminio; di fronte alla speculazione sulla tragedia delle foibe istriane, pagina terribile nella recente storia italiana e non ancora chiarita nelle sue dinamiche e nelle conseguenze, moltiplicando testimonianze di eredi delle vittime; innanzi al fronte culturale che vuole la rivalutazione della destra aggressiva, nazionalista e militarista, arrivando a giustificare ed esaltare le avventure coloniali e le guerre di espansione dell’Italia fascista: cosa potevano fare questi ragazzi che rivolgersi alla loro generazione e parlare il linguaggio dei giovani nelle Università, sui social, nei circoli culturali e nei centri sociali, rifiutando il politichese e il sindacalese, le frasi fatte, gli slogan superstiti delle stagioni passate. E hanno avuto ragione. Stanno dimostrando di sapere cogliere gli umori dell’opinione pubblica non ubbriacata dalla propaganda della ditta Salvini-Meloni che sta riscuotendo consensi crescenti in quasi tutto il Paese. Questa stregoneria della destra è letta come risposta ai bisogni della gente, in una orgia retorica e semplicistica che ottenebra la coscienza e ottunde l’intelligenza.
IL PESCE GRANDE MANGIA QUELLO PICCOLO
Bravi, ragazzi! Continuate così. Non mollate, non fatevi intimidire da chi vi accusa di essere al soldo di oscuri poteri e di obbedire a losche figure, evocando talvolta forze internazionali e astuti agenti finanziari che hanno il solo interesse di perpetuare il controllo dell’economia mondiale. Non lasciatevi ingannare. Non esiste una «Spectre» che vuole impossessarsi del vostro futuro, dalla Unione Europea alla folla di migranti. I manipolatori delle verità sono agguerriti e potenti, hanno piattaforme mediatiche, possiedono strumenti comunicativi pervasivi, riescono a introdursi nel sistema dei social con grande facilità e soprattutto con estrema spregiudicatezza. Conoscono la pancia degli Italiani, parlano a quella pancia gonfia di livore e di disprezzo della democrazia e delle sue regole; anzi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni parlano con quella pancia, perché sono come loro. Sono loro la pancia degli Italiani. Quando dicono che fanno tutto ciò che i cittadini chiedono per la salvezza della Patria e per la salvaguardia dell’identità cristiana, lo fanno perché lo chiedono gli Italiani e per rispondere a questi bisogni sono disposti a violare le leggi, come sequestrare navi, affondare barconi, bloccare porti marittimi, dare la caccia agli spacciatori senza averne potestà, arrogandosi il ruolo di miliziani al servizio di un’idea di parte. La popolazione assiste ammirata alle gesta del Capitano e della signora Giorgia cristiana, madre e italiana. Salvo gridare al tradimento della Patria quando i giudici inquisiscono Salvini per comportamenti contrari alla Costituzione e alle leggi nazionali e internazionali sulla navigazione.
Attenzione, però. C’è sempre qualche trappola nascosta nel bosco per catturare la volpe, il lupo, il coniglio selvatico. Ci sono reti a maglie strette gettate in mare, spadare che sbarrano il passaggio dei banchi di pesci e reti a strascico che portano via tutto ciò che c’è nell’acqua, producendo distruzione e vuoto biologico. Trappole sottili e invisibili, costruite da agenti esperti in calunnie e falsità, dossier denigratori, fakenews di ogni sorta. Non per catturare pericolosi criminali e devastatori della morale pubblica e privata, ma disorientare e annientare il senso comune di quanti si oppongono alla ragione e all’umanità.
Attenti, ragazzi! Anche chi guarda a voi con interesse e rispetto, come potrebbe essere accaduto a Luciano Benetton e ai suoi collaboratori, alla fine nascondono, probabilmente senza saperlo apertamente, un messaggio di vecchia maniera. E quando si cade nella trappola o nelle reti da pesca, diventa difficile liberarsi tornando a correre o risalire alla superficie per godere la luce e spiegare le proprie buone ragioni, a fronte di batterie di cannoni e gas mefitici che hanno l’unico scopo di denigrare, screditare e distruggere chi alza la testa, si guarda attorno e grida il suo sdegno per il degrado politico e morale in cui il Paese è precipitato. Attenzione a una foto, un selfie, una intervista di troppo e con interlocutori sbagliati, all’apparire per testimoniare di esserci. Ragazzi ancora in formazione, senza esperienza amministrativa e di direzione politica possono commettere errori d’ingenuità e di istintività. Non sarà loro perdonato nulla, ogni occasione è buona per la Wermacht della calunnia e dello sciacallaggio. Megattere, pescecani, barracuda, piovre e altre specie sono pronti a precipitarsi sui banchi di sardine in ogni occasione utile per divorarle, sia per quelle ragioni della catena alimentare di cui si è detto, sia per quella malvagità che Sofocle ha così magistralmente delineato.
All’inizio tutti i sbracciarsi prevedendo la rapida crisi del movimento e dei suoi dirigenti, salvo poi masticare amaro rendendosi conto della tenuta e della crescita. In Emilia, l’obbiettivo iniziale di supplire alla mancanza di risposte da parte della sinistra storica e organizzata all’avanzata longobarda, ha contribuito a creare un clima di rinnovata fiducia nel PD e nelle altre forze di sinistra, ma il carico maggiore della riscossa è caduto sulle spalle di Stefano Bonaccini, ottimo amministratore pubblico. Non odio contro Matteo Salvini e Giorgia Meloni, come si è continuamemte gridato nel corso della campagna elettorale, ma la consapevolezza di dover fermare un esercito di conquista de regione che è stata la culla dell’associazionismo repubblicano e della lotta di classe d’ispirazione socialista e poi della guerra di Liberazione dal nazifascismo. Nessuno ha dimenticato il sacrificio dei sette fratelli Cervi e la lezione di civismo di Alcide Cervi, la lotta dei cattolici democratici con alla testa sacerdoti eroici, la battaglia per la ricostruzione dell’Italia dalle macerie delle guerra e per costruire il miracolo economico che ha portato nei decenni successivi a fare dell’Italia un baluardo dell’Europa unita, conquistando nello stesso tempo i primi posti di potenza industriale mondiale. Personalmente Giorgia Meloni e Matteo Salvini non hanno amministrato grandi comuni e regioni, volevano liberare l’Emilia-Romagna dal dominio delle cooperative rosse (ancora con questa sciocchezza!) e dall’occupazione generalizzata del potere, come se governare volesse dire fare selfie e indossare divise e magliette delle forze dell’ordine e di ogni altro istituto pubblico, soltanto ai fini di apparire e minacciare gli Italiani, seminando odio e paura.
I quattro ragazzi di Bologna hanno saputo intercettare lo sbandamento di migliaia di cittadini, la frustrazione per l’impotenza del PD, per l’indifferenza del sindacato e delle altre organizzazioni di rappresentanza, se si esclude in parte la lodevole presenza di Confindustria nel denunciare i pericoli del populismo e del sovranismo. Anche la Chiesa cattolica di papa Francesco non ha potuto fare a meno d schierarsi dalla parte dei ragazzi che parlano un linguaggio nuovo, la stessa Chiesa non abituata. Per non parlare della sinistra, ancora chiusa nei suoi riti che sanno di burocrazia e di indifferenza per il nuovo che avanza spontaneamente. Ecco la benzina che ha alimentato la crescita delle Sardine: l’indignazione per la protervia e la strumentalizzazione di vicende terribili come quella di Bibbiano, su cui la magistratura sta lavorando per fare luce in un perverso intrico di immoralità e di degrado sociale degenerato in comportamenti illegali e criminali. Si sono concentrati sull’aspetto più urgente del problema, sul pericolo di un corto circuito devastante per l’Emilia-Romagna e il Paese. E hanno avuto ragione!
Bertina Lopes, No mar nasce a vida, PESCI GRANDI E PESCI PICCOLI, acrilico su tela, 50x100
Anche chi ha guardato inizialmente con interesse, curiosità, ammirazione potrebbe avere un ruolo nello stravolgimento del movimento. Strumentalizzazione politica ed elettorale, ammiccamenti vari, corteggiamenti per coprire il proprio vuoto con la capacità di mobilitare i cittadini: anche questo è un pericolo per le Sardine. Come arruolare figure del passato, collocate a riposo per ambizioni e scelte sbagliate, pronti a riciclarsi secondo il vecchio costume del trasformismo e di salire sul carro in movimento di qualcuno. Non portano certamente aria fresca questi soggetti rimasti ai margini della storia, ma offuscano la genuinità e la spontaneità del movimento in tutte le sue realtà. Anche quando sostengono di portare un contributo di esperienza e di idee nella formazioni di programmi e proposte delle Sardine, soprattutto se il Movimento avrà l’ambizione di svolgere un ruolo politico nazionale.
Siamo all’inizio. Il bello deve ancora venire!