Con questo articolo di Antonfranco Tamasco la rivista l’albatros intende rievocare Ernesto Che Guevara a cinquanta anni dalla morte. Altri articoli, testimonianze e saggi seguiranno. Ricordare questo giovane medico argentino che ha dedicato la sua esistenza alla lotta contro lo sfruttamento dei contadini nell’America latina, prima a fianco di Fidel Castro Ruíz a Cuba e poi nella lotta armata contro l’oppressione agraria in Bolivia, è un segno di attenzione per la storia del Novecento e un impegno a non tradire valori e simboli che appartengono all’umanità intera.
PER RICORDARE ERNESTO CHE GUEVARA
SO SOLO CHE…
Antonfranco Tamasco
Ragazzo, affacciandomi a voler conoscere le cose del mondo, se non avessi avuto attorno alcuni miti e tra questi quello del Che, oggi sarei senza dubbio diverso.
Ma penso poter dire che, non solo io, ma più di una generazione ha tratto dall’esempio di Che Guevara sfrontatezza, coraggio, voglia di gridare alle ingiustizie, capacità di guardare all’oppressore oltre i propri confini nazionali. Potremmo oggi definirlo un esempio dell’ “altra globalizzazione”, quella che vede affasciati assieme gli umili di ogni angolo della terra. Lui che dall’Argentina, al Guatemala, da Cuba al Congo, fino alla Bolivia dichiarò guerra non a questo o quell’oppressore, ma all’oppressione tout-court.
Davvero poco importa e poco interessa, a maggior ragione nella morta gora sociale dell’oggi, stare a disquisire sulla poca ortodossia del suo pensiero rispetto ai sacri testi del marxismo-leninismo: lui non ebbe operai da curare nell’apprendimento o nella salute, né da addestrare nei campi rivoluzionari di mezzo mondo: il suo fu sempre un esercito contadino, l’esercito delle vittime dei proprietari terrieri. Certo non avrebbe potuto realizzare quel socialismo al quale si ispirò: d’altronde chi si spacciava per tale all’epoca (Cina e Russia) aveva avuto lo stesso “vizio di origine contadino”: la classe operaia, anche in quegli enormi paesi era una minoranza, le braccia della rivoluzione non potevano che essere soprattutto contadine. Forse a partire da quel vizio di origine si può anche spiegare meglio cosa è accaduto dopo di quelle esperienze storiche.
I duri e puri rimproverarono al Che il suo avventurismo, il suo confondere classi che per natura rivoluzionarie non sono, come il fine ultimo della sua battaglia. Il movimento studentesco non ebbe difficoltà ad immedesimarsi con Che Guevara, considerato una sorta di fratello più grande che ci spingeva a combattere nelle piazze facendoci quasi pesare il senso di colpa di non essere anche noi in Bolivia con lui.
Forse non esistono personaggi perduti prematuramente che, come nel caso del Che, procurano una tristezza così forte ed inconsolata: nella maggior parte dei casi il sentimento è relativo alla vicenda specifica di questo o quel personaggio, nel suo caso, nel caso di Ernesto Che Guevara la tristezza va oltre, non evoca solo la fine di una importante storia personale, ma quasi la fine di una aspirazione.
Sono passati 50 anni dal suo assassinio e guai se si perdesse la memoria di quella tragedia, del corpo crivellato di pallottole steso sul lavatoio di Vallerande. La memoria di una faccia pulita, esempio di altruismo e di coraggio… Ma no, no… non nel senso del merchandising a lui collegato (girano ancora magliette e bandierine con la sua effigie): questo è quanto di più terribile si sarebbe potuto immaginare. Certo, fotogenico lo era, ma la memoria a cui mi riferisco è quella di poter ricordare a tutti coloro che sono vittime di soprusi, che subiscono gli effetti di “questa globalizzazione” che c’è stato chi ha sacrificato la sua giovane ed intensa vita per combatterla e che della non accettazione dello status-quo, divenne appunto simbolo.
Viene da sorridere oggi, pensando agli esempi a cui dovrebbero attingere le nuove generazioni: da dove trarre spunto, forza determinazione nel trovare sostegno al proprio bisogno di cambiamento ?
Allora viva il Che e, mi correggo, anche il merchandising che lo riguarda, utile a mantenere alta la sua immagine di eterno combattente!
Roma, 21 febbraio 2017
Hasta siempre |
PER SEMPRE |
Aprendimos a quererte Desde la histórica altura Donde el sol de tu bravura Le puso cerco a la muerte.
[Estribillo]: Aquí se queda la clara, La entrañable transparencia De tu querida presencia, Comandante Che Guevara.
Tu mano gloriosa y fuerte Sobre la historia dispara Cuando todo Santa Clara Se despierta para verte.
[Estribillo] Vienes quemando la brisa Con soles de primavera Para plantar la bandera Con la luz de tu sonrisa.
[Estribillo]
Tu amor revolucionario Te conduce a nueva empresa Donde esperan la firmeza De tu brazo libertario.
[Estribillo]
Seguiremos adelante Como junto a tí seguimos Y con Fidel te decimos Hasta siempre Comandante.
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Abbiamo imparato ad amarti sulla storica altura dove il sole del tuo coraggio ha posto un confine alla morte.
Qui rimane la chiara penetrante trasparenza della tua cara presenza, Comandante Che Guevara.
la tua mano gloriosa e forte spara sulla storia quando tutta Santa Clara si sveglia per vederti.
Vieni bruciando la brezza con soli di primavera per piantare la bandiera con la luce del tuo sorriso.
Il tuo amore rivoluzionario ti spinge ora a una nuova impresa dove aspettano la fermezza del tuo braccio liberatore.
Continueremo ad andare avanti come fossimo insieme a te e con Fidel ti diciamo Per Sempre, Comandante!
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di Carlos Manuel Puebla